Sessanta anni fa la strage del Vajont. Altro che tragica fatalità!

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Sessanta anni fa la strage del Vajont. Altro che tragica fatalità! Fu la prima di tante stragi causate da incuria, ansia di profitto, arroganza, sordità ad ogni allarme.
Oggi, 9 ottobre, oltre centro teatri italiani si uniranno alla riproposizione della grande lezione civile ideata da Marco Paolini,
Sarà una sorta di ora di educazione civica e costituzionale, più attuale che mai.
Ricordare quella strage, le omissioni, le indifferenze, i negazionismi, significa anche comprendere la pericolosità “eversiva” di chi, anche oggi, nega la crisi climatica, irride a chi tenta di tutelare i beni comuni, processa chi protesta, non chi distrugge le ricchezze collettive.
Come dimenticare la campagna di diffamazione, aggressioni, livore, scatenata contro Tina Merlin, partigiana, corrispondente del quotidiano comunista l’Unitá, accusata di essere  una disfattista, un’antitaliana,s olo perché aveva “osato” rilevare le contraddizioni, dare voce ad altri tecnici, ascoltare la ansie del popolo che indicava nel monte Toc un pericolo costante di frane e crolli nell’invaso della diga.
Fu tra le prime croniste a subire la gogna politica e mediatica, contro di lei scrissero anche i Montanelli, i Bocca, i Buzzati, si sprecarono le interrogazioni dei parlamentari legati al potentissimo consorzio Sade.
La volevano far passare per una esaltata che, per ragioni di parte, voleva ostacolare il progresso, impedire la realizzazione di una grande opera che avrebbe portato lustro al regime e lauti profitti ai promotori.
Non esitarono a scagliare le prime querele bavaglio, quello che hanno solo uno scopo intimidatorio e che, ancora oggi, i nostri governanti scagliano contro chi vuole mettere il naso e la penna nelle terre occupate da mafie, malaffare, corruzione.
Naturalmente Tina Merlin aveva ragione, ma nessuno di costoro ha mai chiesto scusa.
Per fortuna sarà Marco Paolini, e con lui decine di attrici e attori, a ridarle voce e a impedire che il suo nome possa essere travolto dall’assenza di memoria, dal livore chi non ha mai potuto sopportare questa giornalista partigiana, comunista, sempre alla ricerca della verità e giustizia.
Era una donna contro lo “spirito dei tempi”, di ieri e di oggi.


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