La guerra in Ucraina ha oscurato l’antico conflitto che contrappone israeliani e palestinesi. Anzi il “patto di Abramo” tra Israele e le ricche monarchie arabe del Golfo ha fatto pensare per qualche tempo ad un percorso per la soluzione del problema. Inaspettato (per gli stessi servizi segreti di Tel Aviv) da sabato si è aggiunto un altro sanguinoso tassello a quella “guerra mondiale a pezzi” che sferza il mondo. E’ la dimostrazione che gli accordi diplomatici vanno poi adattati alla realtà con atti concreti. La politica del doppio, triplo o quadruplo binario è destinata ad esplodere. Non si può parlare di conciliazione lasciando poi mano libera ai coloni di fare le loro incursioni, così come non si può soffiare sulla delegittimazione dell’Autorità Nazionale Palestinese favorendo in questo modo le nuove e rabbiose leve del terrorismo di Hamas nella convinzione che sarà più facile sconfiggerle. Il governo presieduto da Netaniahu è da 10 mesi contestato dalle proteste popolari che gli rimproverano la svolta autoritaria impressa alla politica, occupato a colpire i palestinesi di Cisgiordania.
Ora Israele dovrà rispondere perché è in guerra, cercando di accantonare tutte le divisioni al suo interno. Ed i palestinesi dovranno difendersi, anche loro provando a trovare una difficile unità. Chi ha vinto? Gli estremisti dei due poli, ovvero i duri di Nethaniau ed i terroristi di Hamas, che si sentono gli unici depositari della lotta per lo stato di Palestina. Chi ha perso? I civili (israeliani e palestinesi) tra cui si annoverano il maggior numero di vittime. La via della pace è un cammino durissimo e non si può barare per portarlo a termine.
(Foto da Rainews24)