Il sindacato europeo, grazie anche alla segnalazione del Presidente della Federazione della Stampa, Vittorio di Trapani ha accesso i riflettori sulla situazione della Rai, sulle interferenze governative, sulla espulsione di Roberto Saviano e degli altri autori sgraditi.
Quello che sembra normale ad alcuni opinionisti italiani, affascinati dalla “moderata“ Meloni (ma costoro hanno mai visto i video-comizi inviati ai fascisti di Vox?), continua invece a sorprendere nei Paesi di più solida tradizione liberale.
Il Governo in carica controlla ormai tutto il polo Raiset, una situazione che ha similitudini solo in Polonia e in Ungheria, nazioni già sotto il monitoraggio comunitario proprio per le violazioni in materia di autonomia della giustizia, libertà di informazione, diritti civili. Per queste ragioni Articolo 21 ha già chiesto alle istituzioni europee di inviare una missione speciale per rilevare le infrazioni in atto e avviare le relative procedure.
La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che l’Italia, e non solo con questo governo, non ha mai risposto alle sollecitazioni a cambiare le norme su conflitto interesse, nomine Rai, minacce contro i cronisti, querele bavaglio.
Tra qualche giorno si comprenderà meglio cosa significhi l’annunciato cambio di narrazione e il controllo delle principali postazioni mediatiche, quando l’oscuramento colpirà le lotte sociali, la vera ossessione della destra radicale che ci governa.
Questa coalizione sa di non aver mantenuto le promesse elettorali, anzi di aver aggravato le condizioni di precariato e di povertà.
Migliaia di persone sono state private di ogni rete sociale, marchiate come evasori e fannulloni, esposti all’odio sociale, mentre i ricchi evasori e profittatori di regime sono stati messi sotto protezione.
A simboleggiare questo tentativo di capovolgere i ruoli: funerali di Stato e il lutto nazionale concesso ad una persona condannata per evasione fiscale e legata, nella vita e nella morte, a Marcello Dell’Utri condannato per associazione mafiosa e beneficiato per il suo silenzio, di ieri e di oggi.
In queste ore è già partita la campagna di odio verso chi protesta, verso i poveri che si ribellano, verso chi contesta le politiche sociali, fiscali, ambientali.
Chi protesta viene dipinto come un violento,un eversore, quasi un terrorista.
Nei loro confronti si utilizzano le stesse parole già usate verso i migranti, i rifugiati, i soccorritori. Per restate in sella hanno bisogno di costruire il nemico, per citare Umberto Eco, di indicare il mostro, di indirizzare l’odio verso chi osa protestare e svelare il loro fallimento.
Vogliono criminalizzare il conflitto sociale e chi deciderà di rappresentarlo, usando gli stessi metodi praticati da Trump, Bannon, Putin, Orban, Bolsonaro.
A noi, invece, spetterà il compito di illuminare le oscurità, di dare voce agli oscurandi, di partecipare non solo alle iniziative contro i bavagli, ma anche a quelle per la tutela della Costituzione e del diritto a manifestare e ad esprimere il dissenso politico, sociale, civile.
Guai a separare le lotte per le libertà politiche, sociali, civili da quelle per la ridistribuzione delle risorse, per l’equità sociale, per il diritto al lavoro, al salario minimo, alla reti sociali di protezione, dalla scuola alla sanità pubblica.
Il governo teme questa saldatura perché ne conosce le potenzialità, la forza trascinante e per questo giocherà anche la carta del “manganello mediatico”. Sarà il caso di unire tutte le forze per contrastare un piano fondato su arroganza, iniquità, intolleranza .
Per queste ragioni Articolo 21, che in questi giorni, ha raccolto migliaia e migliaia di firme contro l’espulsione di Roberto Saviano, ha deciso di aderire anche alla grande iniziativa per la Costituzione i diritti, il lavoro, promossa dalla Cgil, dall’Anpi e da decine di associazioni .
Non è più tempo per testimonianze isolate o identitarie, ora è il momento di mettere insieme quanti ancora credono nella Costituzione e non hanno intenzione di delegare ad alcuno la tutela della propria dignità e dei propri diritti.
Noi ci saremo.