Il 29 luglio 2013, il gesuita padre Paolo Dall’Oglio veniva rapito in circostanze misteriose a Raqqa, in Siria, da terroristi dell’Isis. Da quel momento di lui non si sa più nulla. A dieci anni esatti da quella scomparsa, la Comunità da lui fondata a Mar Musa, la famiglia e i suoi confratelli gesuiti hanno deciso di ricordarlo con due significativi appuntamenti che si terranno nella chiesa di Sant’Ignazio, a Roma, a due passi dal Pantheon.
Ci sarà una messa alle ore 19 celebrata dal segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, preceduta alle 17 dalla presentazione del libro “Il mio testamento”, un volume uscito in questi giorni che contiene le conferenze inedite che p. Paolo ha rivolto alla sua Comunità nei mesi che hanno preceduto il suo sequestro. Un libro di altissima spiritualità, che papa Francesco ha voluto onorare con un testo commovente e affettuoso nei confronti del confratello gesuita che aveva scelto di farsi arabo tra gli arabi, per il “riscatto dell’Islam e dei musulmani”.
La presenza del cardinale Parolin alla messa e la prefazione di papa Francesco al libro, hanno un significato importantissimo. Non solo perché in qualche modo “riabilita” p. Paolo agli occhi di una Chiesa che lo ha ignorato e spesso addirittura ostacolato. Non solo perché viene riconosciuto ciò che ha fatto seguendo la chiamata a vivere – da cristiano – con e per i musulmani, “e non soltanto accanto a loro o, peggio ancora, contro di loro nel nome di Cristo Signore” come ricorda l’attuale superiore della Comunità di Mar Musa, p. Jihad Youssef, nella sua introduzione.
Ma anche perché confermano che l’esperienza da lui vissuta (“profetica” la definisce il papa) e il contenuto delle sue riflessioni, indicano a tutta la Chiesa e ad ogni cristiano, una via da percorrere per incontrare oggi l’Islam.
È la stessa via già percorsa da Charles de Foucauld tra i tuareg. È la stessa via percorsa da san Francesco quando ostinatamente incontra il Sultano in guerra contro i crociati. È la via, come scrive il papa nella prefazione, della fraternità.
Rileggere oggi p. Paolo in alcuni passaggi profetici, ci si immerge in un testo che tanto assomiglia a un testamento spirituale.
Questo libro, promosso dalla Comunità monastica di Mar Musa e da alcuni amici di p. Paolo che in Svizzera hanno fondato l’associazione “Articolo 18” a difesa della libertà di religione e di opinione, è stato voluto dallo stesso Dall’Oglio. È lui che rivolgendosi alle monache e ai monaci suoi confratelli, chiede loro di riprendere i contenuti delle sue riflessioni, di approfondirli, di diffonderli. In questo senso si può parlare di un testamento spirituale affidato ai suoi per il bene di tutti.
Oggi della sorte di Paolo Dall’Oglio non si sa nulla. La vicenda che lo ha visto strenuo oppositore dell’oppressione siriana fino alla sua espulsione dal Paese e al suo drammatico rapimento, così ben descritta anche nel recente libro di Riccardo Cristiano “Una mano da sola non applaude”, è l’altra faccia della medaglia della vita del gesuita romano. Il suo impegno per il popolo siriano, per chi ha subito violenze, torture e morte, lo avevano portato in prima linea, scrivendo appelli a Kofi Annan o allo stesso papa Francesco, ad incontrare i vertici dell’Isis per trattare il rilascio di altri rapiti.
Nel libro “Il mio testamento” emerge invece la parte più intima del gesuita-monaco: la sua forza interiore, la sua fede incrollabile, la sua fedeltà al Vangelo che derivano dalla preghiera e dal raccoglimento, interiorizzati grazie alla pratica degli esercizi ignaziani. Per questo motivo la presentazione del libro avviene in un luogo sacro – la chiesa di Sant’Ignazio – dove poi verrà celebrata la messa. Una presentazione che vuole mantenere un carattere di memoria e di ricordo personale, e per questo a parlare del libro di Paolo saranno figure a lui vicinissime: padre Jihad Youssef, superiore della Comunità; Adib al-Khoury, direttore della casa editrice siriana e che con padre Paolo aveva un rapporto costante; Elena Bolognesi, traduttrice del testo dall’arabo ma soprattutto prima donna che ha chiesto di entrare nella comunità monastica di Mar Musa; Giovanni Dall’Oglio, che interverrà a nome della famiglia. Luigi Maffezzoli, curatore del libro e presidente di “Articolo 18” coordinerà gli interventi.