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Centro di Giornalismo Permanente, una realtà solida da sostenere

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Se Iole Mancini, indomita partigiana di 103 anni, ha testimoniato il valore della parola libertà, il collettivo del Centro di Giornalismo Permanente ha fatto la sua energetica irruzione sul palco della festa di Articolo 21 per ricordarci le mille difficoltà che i giovani reporter devono affrontare per fare questo mestiere.

Il Centro di Giornalismo Permanente è una delle realtà più interessanti emerse nel settore dell’informazione negli ultimi tempi. Fondato nel 2018 da ex allievi della scuola di giornalismo Lelio Basso, raccoglie 20 reporter (8 donne, 12 uomini) che nella quasi totalità sono passati anche attraverso la “fantastica esperienza del Premio Morrione” afferma Ludovico Tallarita, instancabile animatore del gruppo. Un collettivo (abbastanza unico nel panorama informativo) di scambio di esperienze professionali, condivisioni lavorative e di mutuo soccorso (all’occorrenza) che anima anche il Festivale Fire che si tiene nel quartiere Pigneto di Roma, workshop di formazione professionale a prezzi accessibili, dibattiti.

“Siamo ex giovani – ironizza Ludovico Tallarita- ed oggi produciamo inchieste video, scritte, eccetera che vendiamo anche a prestigiose testate straniere”.

Tallarita ha ricordato sul palco che quella dei giornalisti freelance è la realtà lavorativa più diffusa in Italia nel giornalismo. Ma il 45% dei freelance non arriva a fatturare 5 mila euro all’anno con partita Iva, condannati dunque a rimanere privi di garanzie contrattuali e tutele lavorative. E per i freelance la “bestia” delle querele bavaglio è uno spettro, una mannaia che condiziona fortemente il lavoro, proprio perché eventualmente costretti a rispondere in prima persona.

Il Centro di Giornalismo Permanente (che ha sede a Roma nel quartiere di San Lorenzo) ha avviato un confronto con analoghe realtà informative (Fada Collective, Irpi, Lettera 22, Scomodo) per individuare una comune piattaforma di confronto. Per la gran parte di questi “ex giovani” ed oggi valentissimi professionisti, resta un miraggio anche l’iscrizione come pubblicisti all’Ordine dei Giornalisti perché i loro lavori sono pubblicati su testate straniere, e spesso richiedono mesi di preparazione e realizzazione che non passano indenni attraverso la mannaia dell’ “attività continuativa” previste dalle norme. E resta il problema dell’equo compenso, un miraggio nel deserto.

Articolo 21 sarà al fianco del Centro di Giornalismo Permanente in questo cammino di confronto in un mondo del lavoro che cambia e dove le tutele per chi opera nell’informazione sono sempre più labili.

Foto di copertina di Alessandro Rocca


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