E’ davvero tutto nuovo e inaspettato ciò che si sta leggendo dagli atti dell’inchiesta sulle violenze nella questura di Verona? Un intervento del Laboratorio Autogestito Paratod@s sull’arresto di 5 poliziotti della Questura di Verona per torture e abusi ci riporta indietro di qualche mese e accende una luce inattesa su un pezzo di mondo che esisteva prima dell’inchiesta. Lo pubblichiamo a seguire.
“Che la questura di Verona non fosse un posto ‘sicuro’, indenne da comportamenti violenti e razzisti, ce ne eravamo già accorti da un pezzo. Era il 28 dicembre 2021 quando, assieme ad altre associazioni e spazi sociali veronesi, andammo a fare un presidio davanti agli uffici di lungadige Galtarossa sia per portare un po’ di solidarietà umana alle centinaia di migranti in coda per ore all’aperto, in attesa di essere ricevuti, sia per denunciare il trattamento offensivo e lesivo dei diritti sanciti dalle leggi riservato agli stessi migranti da parte di operatori della questura. A seguito di quell’azione 4 attivisti, tra cui uno del nostro collettivo, furono denunciati per calunnia, per aver stigmatizzato, nel volantino che fu distribuito, gli ‘atteggiamenti talora palesemente razzisti ed escludenti’ da parte di operatori e funzionari nei confronti delle persone migranti. Ora, alla luce della notizia dell’arresto di quattro agenti e di un ispettore della questura di Verona per torture e abusi a migranti e senza fissa dimora, pare doveroso fare alcune considerazioni. La denuncia per calunnia dimostra la gigantesca coda di paglia della questura di Verona sotto la gestione del precedente questore. Un’azione intimidatoria e lesiva della libertà di critica di cui ora si capisce appieno il senso e la gravità. È bene sapere che quella denuncia è stata poi archiviata, con provvedimento del Gip Marzio Bruno Guidorizzi del Tribunale di Verona, perché quanto affermato rappresentava una critica all’operato dell’istituzione questura nel suo complesso, cosa che non può certamente essere un reato. Pretendiamo che si arrivi a stabilire rapidamente le responsabilità dirette e indirette, a tutti i livelli gerarchici, di questa gravissima, razzista, fascista, violenza di stato, che purtroppo conosciamo bene, che persiste da decenni. E che le vittime possano avere giustizia. Altrettanto doveroso è però ricordare che il problema di fondo è la politica totalmente ostile al fenomeno migratorio adottata da anni dai governi italiani, che si traduce in un sistema complessivo dell’accoglienza, caratterizzato da leggi iper restrittive, da iter burocratici lunghi e complessi, da disorganizzazione e carenza di personale, da scarsa collaborazione tra le istituzioni (questure, prefetture, comuni). Il risultato è una miscela tossica che genera, per le persone migranti, negazione di diritti, frustrazione, umiliazione e sempre più spesso disagio psichico. Una situazione che come Paratod@s tocchiamo con mano ogni giorno, da almeno due anni a questa parte, da quando abbiamo occupato una casa abbandonata per ospitare oltre 40 migranti altrimenti costretti a vivere per strada, perché una casa nessuno gliela vuole affittare, perché i prezzi del mercato immobiliare sono altissimi, perché le istituzioni pubbliche non fanno nulla per offrire soluzioni abitative popolari. Persone che pur lavorando duramente (e sottopagate!), non riescono a stabilizzare la loro posizione, a regolarizzare i loro documenti, ad avere la residenza, il medico di base, un conto in banca. Una realtà che solo a Verona riguarda centinaia di migranti. Riconoscere i diritti fondamentali propri di ciascun essere umano in sé e di chiunque scelga di vivere in Italia, togliere le persone dall’illegalità, dalla clandestinità, dall’eterna precarietà, dall’invisibilità: questo è l’unico modo per creare “sicurezza” e “decoro”, per porre le basi di un vivere più civile e dignitoso per tutti”.