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Il Roma Pride 2023 sgradito alla Regione Lazio, che adesso somiglia all’Ungheria di Orban

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E adesso la revoca del patrocinio della Regione Lazio al  Roma Pride 2023 è diventato qualcosa che ha molto a che vedere con la garanzia dei diritti civili. Fra tanti patrocini delle sagre più improbabili questo è diventato dirimente per il Presidente Francesco Rocca al fine di contrastare la maternità surrogata e, al tempo stesso, per i promotori e molte altre associazioni un’avvisaglia di regime. L’intervento più duro ma anche quello più centrato dal punto di vista tecnico arriva da Alessandro Zan, responsabile diritti del Pd che ovviamente sarà presente a Roma sabato per la manifestazione. “Non si è mai visto che prima si conceda il patrocinio e poi lo si tolga improvvisamente accampando una scusa pretestuosa, – dice – perché la marcia indietro del presidente della Regione Lazio sul patrocinio del Pride, conferma che questa destra è allergica all’articolo 3 della Costituzione secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. Rocca obbedisce ai diktat di Giorgia Meloni e di tutti quelli che puntano a trasformare l’Italia nell’Ungheria di Orban. Questa è omofobia di Stato, è la schizofrenia di una destra ossessionata dai diritti, che fa l’esatto contrario di quanto sancito dalla nostra Costituzione, secondo cui tutti devono avere stessi diritti e pari dignità sociale. Loro usano pregiudizi purtroppo ancora presenti nel Paese, per alimentarli e discriminare una parte dei cittadini. Esattamente come faceva il fascismo”. Netta la condanna che arriva dalla Cgil nazionale: “Saremo al fianco della Cgil di Roma e del Lazio e del Roma Pride nel condannare il ritiro del patrocinio al Pride 2023 da parte della Regione Lazio. Non ci stupisce  perché da sempre il patrocinio viene negato nelle città e nelle regioni amministrate dalla destra, una destra che si allinea alle istanze più integraliste anziché compiere un percorso che consenta di far diventare i diritti umani e i diritti civili patrimonio comune di tutte le forze politiche e non terreno di scontro. Uno scontro che si consuma sulle vite delle persone coinvolte e che altrove è stato da tempo superato a favore di una visione comune. Sconcerta che, ancora una volta, la destra si faccia megafono del movimento integralista di Provita&famiglia, che proprio nelle ore precedenti aveva chiesto un passo indietro alla Regione Lazio: è il segno inequivocabile dell’enorme potere di intercessione del quale gode, presso la destra di governo, un movimento che sostiene le tesi più oscurantiste dei tempi che stiamo attraversando e che ha sottoscritto, in periodo elettorale, un patto di ferro con la nuova maggioranza che governa il Paese. E sconcerta, ancora, la motivazione addotta per giustificare il ritiro del patrocinio, ovvero il sostegno della manifestazione alla ‘gestazione per altri’: una motivazione del tutto pretestuosa che dimostra da un lato l’insofferenza della destra verso qualunque manifestazione di pensiero che non sia allineata al loro, e dall’altro la volontà di fornire un appoggio incondizionato alla vergognosa norma in discussione in queste settimane in Parlamento per la ‘criminalizzazione universale’ di quel percorso procreativo, che rischia di creare danni irreversibili alle bambine e ai bambini nati attraverso questa tipologia di procreazione assistita”.


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