La sfida fra il cavaliere e Santoro è un segnale dei rischi che il Paese può correre in uno dei momenti più importanti della vita di una democrazia, le elezioni in cui i cittadini sono chiamati a decidere su chi governerà per i prossimi cinque anni. Non solo a rendere ancor più significativo questo voto c’ anche la elezione del Presidente della Repubblica che avverrà subito dopo e impegnerà Camere e Senato i cui membri non sono scelti dai cittadini, salvo quelli del Pd e di Sel che sono passati dalle primarie, ma indicati da ristretti vertici dei partiti, o meglio, vedi la lista Monti, da vere e proprie conventicole riunite in luoghi segreti. Noi abbiamo seguito su due televisori, per quanto possibile, l’esibizione di Santoro, Travaglio e Berlusconi e l’intervista di Bersani a Porta a Porta. Da una parte uno spettacolo degradante, un giornalista come Santoro che finalmente poteva mettere sotto quel Berlusconi che .lo aveva messo al bando con un “ editto bulgaro” in cui altri nomi eccellenti del giornalismo, come Enzo Biagi e dello spettacolo venivano messi in castigo, indicati al pubblico ludibrio. Dall’altra il leader di un partito che rispondeva in modo chiaro, semplice alle domande vere dei giornalisti. La politica prendeva il posto dei teatrini dei talk show. Nelle parole del segretario del Pd si riflettevano i problemi del Paese, le soluzioni proposte., uno sguardo verso il futuro, si intravedeva un programma un progetto.
Il patto fra Santoro e il cavaliere per “ silenziare” i processi
Altra cosa lo spettacolo di “ Servizio pubblico” che era stato studiato nei minimi particolari. Anche troppo. Per esempio quel patto con Berlusconi per non parlare dei processi di cui ha dato notizia lo stesso Santoro quando ha accusato il cavaliere di averlo violato leggendo una lunga lista di condanne per diffamazione a carico di Travaglio. Non fa onore a Santoro “ patteggiare “ con chi deve intervistare. La libertà dell’informazione non lo prevede. In particolare davvero aveva creduto che Berlusconi mantenesse la parola data.? Ma sorvoliamo. Ora ci sono i critici televisivi, i sondaggisti che si interrogano su chi ha vinto, chi ha perso, su come voteranno i nove milioni di telespettatori. A noi non interessa. La realtà è che ha perso la buona politica, non si è dato ai telespettatori, cittadini votanti, la possibilità di valutare le scelte politiche di ¸Berlusconi, i disastri da lui provocati negli anni di governo, quali progetti abbia. Si é accettato il suo terreno , quello dello spettacolo, della barzelletta. Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna hanno tentato di buttarla in politica, nel senso positivo, ma sono state quasi zittite. La sfida era fra Santoro e il cavaliere, con l’aggiunta di Travaglio, cui era stato affidato il compito di narratore delle gesta di Berlusconi, ma senza parlare dei processi. Le elezioni solo sullo sfondo. E il cavaliere si è divertito come un pazzo, ha fatto finta di incazzarsi ma in realtà se la rideva sotto il cerone. Quella scenetta del cav che pulisce la sedia dove era stato seduto Travaglio, tocca vette di volgarità difficili da raggiungere.
L’ex premier,grande comico, si diverte come un pazzo
Ma poi il cav la butta sullo scherzo, si esibisce in tutta la sua comicità. Già , perché come abbiamo scritto ieri, Berlusconi è davvero un grande comico, fa concorrenza a Grillo. Ma l’Italia ha bisogno di altro. La comicità non crea lavoro, uguaglianza, diritti. L’inizio della campagna elettorale non è stato certo dei migliori. Sentiamo il santone di Cinque stelle dire che loro apriranno il Parlamento come “una scatola di sardine”. E fa il filo ai neofascisti, ai nazisti di Casa Pound. L’antifascismo non è cosa che lo riguarda. Casini e Bocchino , Udc e Fli, continuano a rilasciare dichiarazioni come segnate da “ razzismo” politico. I loro bersagli diventano Vendola e Fassina, che dice l’ex missino, devono essere tagliati. Se si pensa che il partiro ndi Bocchino nei sondaggi viene dato poco sopra l’uno per cento e quello di Casini il quattro, viene da piangere al solo pensiero che da questi individui può dipendere il governo del Paese nel caso in cui la coalizione di centrosinistra non abbia la maggioranza anche al Senato.
Gli scioglilingua del professor Monti
Obiettivo , non dichiarato ma praticato, tipico della vecchia scuola democristiana, anche da parte di Monti. Il quale ogni giorni ne inventa una. Ora afferma che la sua coalizione non né di centro. Quel centro che Casini evoca di continuo. Ma lasciamo perdere. Dice il professore che se lui è di centro allora il centrosinistra dovrebbe chiamarsi solo sinistra e il centrodestra solo destra. Invece di dedicarsi agli sciolglilingua magari piotrebbe dire una parola sugli esodati. Forse è chiedere troppo ad un prof.