Scene filmate da cittadini che nessuna telecamera ci avrebbe mostrato. Perché la violenza si esercita nell’ombra per poter rimanere impunita. Persino da chi indossa una divisa. In un paese in cui si punta al controllo totale dell’informazione pubblica, gli strumenti in possesso dei cittadini diventano strumenti di denuncia democratica.
I calci, le manganellate, lo spray al peperoncino contro una persona inerme sono una disgustosa forma di prevaricazione. Qualunque cosa possa essere imputata alla donna vittima del pestaggio, non può, in alcun modo, giustificare un’ azione come quella testimoniata dalle immagini che ci sono giunte da Milano. In un paese civile – è grave avere la necessità di sottolinearlo – se ricorrono gli estremi di legge si procede al fermo o all’arresto e si consegna al giudice il compito di applicare la legge.
Quello di Milano non è un episodio isolato. Da Livorno, e sempre grazie ad un cittadino che ha filmato la scena, ci raggiunge sui nostri telefonini un’altra scena violenta. Un ragazzo già immobilizzato viene colpito con un calcio alla testa da un carabiniere. Si ascolta la sua voce che grida: “ vengo con voi, ma non così, mi fate male…” E ancora una volta rimaniamo scioccati da un’azione violenta compiuta da uomini in divisa che nessuna telecamera ci avrebbe mai mostrato.
A Palermo cariche e manganellate delle forze dell’ordine contro i partecipanti ad un corteo che, nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, volevano raggiungere l’albero dedicato al giudice Falcone. Una pacifica manifestazione contro la mafia nel giorno del ricordo e del dolore il cui percorso è stato bloccato dopo una comunicazione intempestiva giunta solo poche ore prima che la marcia avesse inizio.
Anche in questo caso povera la copertura informativa.
Al salone del libro di Torino coloro che hanno contestato la Ministra Roccella che aveva affermato che i medici antiabortisti non minacciano l’applicazione della legge sulla interruzione volontaria della gravidanza, sono stati identificati e denunciati.
Non vengono però identificati né denunciati gli appartenenti ai gruppi neofascisti che moltiplicano le loro apparizioni pubbliche esibendo il saluto romano.
Fatti. Spesso non documentati adeguatamente, o soggetti a ricostruzioni parziali ed inesatte.
Fatti che denunciano un deterioramento del clima di civiltà di questo paese e che non vengono in alcun modo stigmatizzati dagli esponenti del Governo di Giorgia Meloni.
C’è un enorme rischio di assuefazione. Sottovalutare ciò che avviene nasconde il rischio ( o la volontà?) di addormentare l’opinione pubblica. Goccia dopo goccia. Fino al momento in cui potremo tutti ritrovarci immersi in acque troppo profonde. E torbide.