Per la prima volta in oltre un ventennio, il deus ex machina della Turchia contemporanea, Recep Tayyip Erdogan sarà probabilmente costretto ad un secondo turno. Fino ad ora non gli era mai capitato. Il presidente turco uscente vivrà una nuova campagna elettorale fino al 28 maggio, data del secondo turno, per affrontare il suo rivale, Kemal Kiliçdaroglu. Con il 99,05% delle schede scrutinate, Recep Tayyip Erdogan non supera infatti il 50% ma raggiunge il 49,37% dei voti espressi. Il suo grande rivale Kemal Kiliçdaroglu è sceso sotto la soglia del 45% (44,99%).
Ma è battaglia di numeri con Kemal Kiliçdaroglu che promette di presidiare i seggi per assicurarsi un corretto spoglio delle schede. Ieri sera, parlando ai sostenitori ad Ankara, Erdoğan, 69 anni, ha detto che potrebbe ancora vincere ma che rispetterebbe la decisione della nazione se la corsa andasse al ballottaggio tra due settimane. “Non sappiamo ancora se le elezioni si sono concluse al primo turno. Se la nostra nazione ha scelto per un secondo turno, anche questo è positivo”, ha detto Erdoğan sottolineando che i voti dei cittadini turchi residenti all’estero devono ancora essere completamente conteggiati. Nel 2018 ha ottenuto il 60% dei voti all’estero.
L’autorità elettorale turca, il Consiglio elettorale supremo, ha dichiarato di aver fornito i numeri ai partiti politici in competizione “istantaneamente” e che avrebbe reso pubblici i risultati una volta completato e finalizzato il conteggio. Secondo il Consiglio, la maggior parte delle schede dei 3,4 milioni di elettori d’oltremare aventi diritto devono ancora essere scrutinate e il ballottaggio del 28 maggio non è assicurato. “Il fatto che i risultati delle elezioni non siano stati finalizzati non cambia il fatto che la nazione ha scelto noi”, ha dichiarato Erdoğan.
In Turchia, il presidente, capo del governo, viene eletto con un voto a maggioranza a due turni per un mandato di cinque anni. È assistito da un vicepresidente. Se nessun candidato supera il 50% al primo turno, il secondo turno si terrà il 28 maggio. Le elezioni hanno contrapposto il presidente in carica, Recep Tayyip Erdogan, a due avversari. Il principale sfidante è Kemal Kiliçdaroglu, economista di 74 anni, candidato del Partito Popolare Repubblicano (CHP, socialdemocratico) che guida una coalizione di sei partiti. Il secondo è Sinan Ogan, 55 anni, che rappresenta un’alleanza di quattro movimenti nazionalisti.
Erdogan rivendica la vittoria nelle elezioni legislative
64 milioni di elettori turchi sono stati chiamati anche a scegliere i 600 deputati che siederanno nel Parlamento di Ankara. Il presidente in carica Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che l’Alleanza Nazionale guidata dal suo partito AKP ha conquistato la “maggioranza” dei 600 seggi. Ma anche qui si attendono i risultati ufficiali. Recep Tayyip Erdogan si è candidato per la terza volta. Dopo essere stato Primo Ministro dal 2003 al 2014, è stato eletto Presidente della Repubblica e rieletto nel 2018 al primo turno. Si è candidato con i colori dell’Alleanza Popolare, che comprende il conservatore AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) e l’ultranazionalista MHP (Partito d’Azione Nazionalista). Domenica si sono tenute anche le elezioni parlamentari: gli elettori dovevano rinnovare i 600 seggi della Grande Assemblea Nazionale della Turchia. Per essere eletto al primo turno, un candidato deve ottenere la maggioranza del 50% dei voti. Se nessun candidato supera il 50% al primo turno, domenica 28 maggio si terrà un secondo turno. Si tratta dell’anniversario simbolico del più grande movimento di protesta popolare che ha scosso il governo nel 2003, le proteste di Gezi Park.
Arresti di massa tre settimane prima delle elezioni
Il tono di queste elezioni era stato dato nel corso del mese di aprile. 110 persone sono state arrestate, giornalisti, avvocati e attivisti in Turchia nell’ambito di un’operazione “antiterrorismo” contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), tre settimane prima delle elezioni presidenziali e parlamentari. Gli arresti sono stati effettuati in 21 province del Paese, tra cui la provincia sud-orientale di Diyarbakir, a maggioranza curda.
@marco_cesario