Macché stabilità, velocità, snellezza: la vera motivazione di tanto impegno per affermare il presidenzialismo è che la Meloni vuole andare al Quirinale. Non come pacata arbitra, ma come accentrante Pre-Pre (Presidentessa-Premier) tuttofare. Sente che ha il consenso più alto di tutti e se si votasse per scegliere il Capo di Stato con elezioni dirette, vincerebbe. Ma sa anche che questo stato di grazia non è eterno.
Allora vuole sbrigarsi con la riforma, altrimenti c’è il rischio che se l’innovazione arrivasse nella fase del suo declino, poi Pre-Pre ci diventerebbe un altro/a. Pensiero malizioso? Forse. Ma non dimentichiamo che la rivalsa famelica di una underdog non si placa mai. E che le consultazioni ”purché non ostacolino” e l’ipotetica bicamerale ”purché non sia dilatoria” sono solo cerimonie del tè, all’aroma democratico.
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