Seicento pagine, 156 schede su altrettanti stati. Parole-chiave: guerra, doppi standard e proteste (e loro repressione, ovviamente). Il 2022 è stato segnato dall’aggressione russa all’Ucraina, che ha prodotto una crisi umanitaria spaventosa, è stata segnata da crimini di guerra a ripetizione e ha avuto conseguente anche oltre Europa.
La guerra di Putin ha rivelato impietosamente i doppi standard della comunità internazionale quando sono in gioco i diritti umani.
La risposta dell’Occidente stata rapida e determinata. La Cina invece ha facilmente evitato condanne per i crimini contro l’umanità commessi nei confronti degli uiguri. La situazione dei diritti umani è drammaticamente peggiorata in Egitto e Arabia Saudita e il mondo ha taciuto, perché aveva bisogno di fonti energetiche alternative.
La guerra contro l’Ucraina ha anche rivelato che un’altra accoglienza è possibile: ma solo per chi arriva da nord a chiedere protezione. I percorsi legali e sicuri per chi viene da sud e da est continuano a essere preclusi: si muore in mare e sulle rotte terrestri, tra mancati soccorsi, respingimenti e violenze lungo i confini.
Il 2022 è stato un anno di proteste pacifiche di massa. Amnesty International ne ha registrate in almeno 87 stati. Sono state adottate nuove norme per limitare le proteste in 29 stati ed è stata usata forza illegale nei confronti di proteste pacifiche in almeno 85 stati. Manifestanti pacifici sono stati arrestati in 79 stati. In 33 stati sono stati uccisi manifestanti, in 35 stati sono state usate armi letali, in 31 stati sono stati impiegati i militari in servizio di ordine pubblico e in almeno 67 stati sono state usate armi cosiddette meno letali, che facilmente possono diventare letali: proiettili di gomma, gas lacrimogeni, granate, cannoni ad acqua e altro ancora.
Molti i giornalisti che, per seguire quelle proteste, sono stati arrestati o picchiati. Molti anche quelli che, per documentare le violazioni dei diritti umani, sono stati uccisi: un nome tra tutti, quello di Shireen Abu Akleh, colpita a morte da un proiettile israeliano, l’11 maggio 2022, durante un’incursione a Jenin, nel nord della Cisgiordania.