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Libertà di Stampa Vs Presunzione di innocenza. Due diritti in conflitto?

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Difende i giornalisti e il diritto di cronaca e critica il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia. “L’interesse pubblico delle notizie lo deve valutare il giornalista, non il magistrato”: sono state le parole del magistrato Roia, già al Consiglio superiore della magistratura, che ha chiarito la sua posizione di fronte alla legge Cartabia e tutte le conseguenze legate alla presunzione di innocenza. Il magistrato era tra i relatori del Convegno ” Libertà di Stampa Vs Presunzione di innocenza. Due diritti in conflitto? organizzato nella serata di lunedì 27 marzo  dall’Associazione Lombarda dei Giornalisti e dai Cronisti Lombardi nei locali del cinema Anteo a Milano. Un’occasione per discutere della cosiddetta “Legge Cartabia”, che sta creando enormi difficoltà ai cronisti italiani. Roia ha fatto un lungo intervento, stimolato dalla cronista Marinella Rossi in veste di moderatrice, seduto al tavolo con Giulio Enea Vigevani, professore ordinario di diritto costituzionale e dell’informazione all’Università Bicocca di Milano, Antonino La Lumia, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Carlo Melzi d’Eril, avvocato penalista e i cronisti del Corriere della Sera Giuseppe Guastella e Cesare Giuzzi. “No a un filtro a monte alle informazioni”, ha ribadito il magistrato Roia, “Nel momento in cui viene meno l’attività di segretazione e si è conclusa l’attività di indagine io credo che non ci debba essere un filtro da parte del procuratore della Repubblica”. Un punto fermo, l’intervento di Roia, alla luce delle difficoltà quotidiane che i cronisti vivono, come ha sottolineato anche, aprendo la serata, il presidente della Alg Paolo Perucchini, che raccoglie ogni giorno le richieste di intervento e supporto da parte dei colleghi, soprattutto dalle province. Il professor Vigevani ha evidenziato come, per tutelare un diritto legato alla presunzione di innocenza, se ne vadano a ledere molti altri a partire appunto dal diritto di cronaca, critica e quello dei cittadini a essere informati; ha poi prospettato alcune strategie legali per poter cercare di arginare la legge. Guastella e Giuzzi hanno parlato di casi pratici, problemi causati  ogni giorno a chi lavora nel settore dalla normativa. In particolare per Guastella,  cronista di Giudiziaria,  “Il risultato della legge Cartabia è stato quello non di prevedere un divieto preciso a dare notizie, ma di farlo in modo indiretto, dando solo ai procuratori della Repubblica la facoltà di decidere cos’è di interesse pubblico o meno e, in sostanza, facendo fare loro il nostro mestiere”. Ancora Giuzzi, che da mesi interviene sui social denunciando ogni caso che lede il diritto di cronaca, ha rimarcato con il suo intervento tutte le storture: “Un cronista non può esprimere un parere, non può usare determinati aggettivi che però usano i politici. A quello bisogna stare attenti, agli abusi. Gli stessi che hanno votato la legge Cartabia hanno usato molti avvenimenti di cronaca e inchieste che sono finite sui media in questi anni per fare comunicati ed esprimere opinioni che non rispettano alcun codice deontologico”. Critiche alla legge sono arrivate anche dal presidente dei cronisti milanesi, Fabrizio Cassinelli. Sintetizza al meglio il pensiero dei giornalisti presenti la frase lapidaria del presidente dell’Ordine lombardo, Riccardo Sorrentino. “È una legge da abrogare”, ha detto senza mezzi termini. La Associazione Lombarda dei Giornalisti – Alg continua la mobilitazione con una manifestazione sul tema che si svolgerà davanti al Palazzo di Giustizia di Milano mercoledì 29 marzo alle 10.
Veronica Deriu.
Gruppo Cronisti Lombardi /Alg  su pm Milano

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