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«A Roma di nuovo diritto di cronaca imbavagliato da interpretazioni restrittive della legge Cartabia». La denuncia di Controcorrente

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Due episodi di cronaca scoperti dopo giorni a Roma e solo grazie a segnalazioni dei cittadini. Ancora una volta si dimostra come la interpretazione eccessivamente restrittiva della “legge Cartabia” sulla presunzione di innocenza mini il diritto di cronaca dei giornalisti e quello dei cittadini ad essere informati. I giornalisti e le giornaliste di ControCorrente Lazio tornano a denunciare questo modo di interpretare la norma, che mina fondamentali principi costituzionali. 
Sono stati proprio i cittadini a reclamare l’attenzione dell’informazione sui fatti di cronaca di cui sono stati testimoni oculari, perché dopo due giorni non hanno potuto avere alcun approfondimento giornalistico. Ciò a causa della censura imposta per legge alle comunicazioni degli inquirenti con i giornalisti.
È accaduto di nuovo, a Roma: un incendio in un’abitazione provoca un morto e quattro feriti, tra familiari e forze dell’ordine. Un fatto di cronaca che sconvolge un intero comprensorio. Ma nessuna informazione trapela dagli inquirenti. E così sono i vicini di casa a segnalare l’accaduto ai giornalisti, perché possano svolgere il loro lavoro: raccontare i fatti e darne una corretta chiave di lettura. Il 13 febbraio era successo un episodio analogo: un ragazzo originario del Mali picchiato da tre giovani mentre era al lavoro come addetto alle pulizie. Le forze dell’ordine non danno la notizia perché non hanno ancora identificato e fermato i responsabili dell’aggressione. Il fatto lo scoprono i giornalisti raccogliendo le testimonianze.
ControCorrente Lazio continuerà a sostenere con forza l’azione di Fnsi e Ordine dei giornalisti perché la norma che imbavaglia il diritto di cronaca venga cambiata.


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