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A Milano la mafia c’è. Ma anche chi la combatte facendo inchieste giornalistiche

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A Milano la mafia non c’è”. Quando lo disse un sindaco ai tempi della Milano da bere, potevi capire tutta la strumentalizzazione di quella frase. Ma quando nel 2010 la stessa frase la pronunciò il Prefetto Lombardi si passò il segno: un funzionario dello Stato che confondeva la pax mafiosa con il luna park del benessere. 

Non deve stupire quindi che Libera abbia deciso di tenere il corteo e le iniziative per la Giornata dell’impegno e la memoria a Milano: le mafie vanno dove ci sono i soldi. Lo capisce un bambino, strano che non lo capisca un Prefetto. 

Libera da 28 anni propone questo evento, che si conclude con una specie di orazione laica: leggere i nomi delle vittime innocenti delle mafie. Un elenco lungo 25 pagine. Il primo nome risale al 1861, segno dell’antico radicamento dei metodi mafiosi, l’ultimo è Antimo Imperatore, ucciso per sbaglio l’anno scorso a Napoli.

Dopo il corteo e il lungo elenco dei nomi sono previsti una serie di convegni per capire l’enormità del problema mafie: dal PNRR al ruolo della criminalità nelle guerre, dallo sport come strumento di riscatto sociale alla distruzione dell’ambiente ad opera della (poco) Santa Alleanza fra criminalità, imprese ed enti pubblici. 

Libera ci ha chiesto una mano ad organizzare uno degli eventi di questa Giornata della Memoria e dell’Impegno, in particolare quello sugli intralci ai giornalisti: intimidazioni, minacce, querele strumentali. Una congerie di metodi per tacitare reporter di strada, cronisti di provincia, firme di prima pagina. Come Articolo21 ne sappiamo qualcosa: il nostro Presidente Paolo Borrometi ha un master in minacce mafiose; a capo del presidio lombardo c’è Elisa Signori, la mamma di Andy Rocchelli; siamo una presenza fissa di iniziative che ricordano Ilaria Alpi; e potremo continuare a lungo.

Il “nostro” incontro si terrà dalle 14.30 nell’Aula Crociera dell’Università Statale, in via Festa del Perdono. L’abbiamo intitolato “Non disturbare il manovratore. Come mafie e corruzione ostacolano il lavoro del giornalista. Dalle minacce alle querele”. Ci aiuteranno a capire il problema Nello Scavo e Sara Manisera, che in contesti differenti hanno provato il gusto amaro delle intimidazioni e delle querele strumentali. Tre cronisti ci racconteranno cosa significa fare inchiesta abitando in un territorio “mafiosizzato”: Mimmo Rubio, Elia Minari e Riccardo Orioles. Beppe Giulietti e Vittorio Di Trapani dovranno dirci come le istituzioni della categoria possono difendere i giornalisti e il loro lavoro. E poi i parenti di vittime degli affari loschi: Aldo, il fratello di Italo Toni; Elisa e Rino, i genitori di Andy Rocchelli. Non può mancare Elena Ciccarello, la direttrice di “La via libera”, il giornale di Libera


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