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Kurdistan, Kurdistan, Kurdistan, Kurdistan. Quattro regioni, quattro regimi, una nazione

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Nel meraviglioso “Yol” (“Via d’uscita”, in turco – Palmares 1982 ) uno dei personaggi principali è un combattente kurdo che evade e muore per la sua terra. Già la genesi del film è straordinaria: il regista turco, durante le riprese era in carcere e poi ritirò il premio a Cannes da evaso. Oggi Erdogan continua la “politica” dei militari dell’epoca, negando ai kurdi qualunque diritto ed identità. Agli armeni andò molto peggio. Anche allora (anni ’20) tutte le “diplomazie” internazionali tacquero.

Il tremendo terremoto tra Turchia e Siria ha colpito una buona parte del Kurdistan, sia quello turco che quello siriano. Nessun giornalista ha mai citato quella che, oggi (come ai tempi di Metternich) è una “espressione geografica”: Kurdistan. Nessuno vuole inimicarsi Erdogan e gli Usa.

Tremendo l’uso cinico dei combattenti curdi, che prima erano alleati degli Usa contro il califfato dell’Isis e poi, dopo la loro vittoria, diventarono pericolosi terroristi da lasciare in balia degli eserciti turco, siriano e russo. Un popolo che lotta da secoli per l’indipendenza, più degli ucraini.

In fondo ancor  oggi si usa il metodo dello Scià che sterminava i curdi in Iran e finanziava quelli indipendentisti in Iraq, contro Saddam. Una nazione che viene negata dalle diplomazie ciniche e bare, che intrattengono ogni tipo di rapporto con le dittature più o meno dichiarate, mentre dicono di tutelare il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Il grande problema del Kurdistan è anche la sua estensione, che tocca ben quattro stati mediorientali, tutti regimi in grande difetto di democrazia: Iran, Iraq, Siria e Turchia. Stati che sono sempre ad un passo dallo scontro militare. Forse uno stato cuscinetto tra questi pericolosi contendenti potrebbe contribuire alla pace del mondo. Ma siamo certi che nessuno vuole la pace. Ricordiamo ancora la parola negata dalla stampa: Kurdistan.

Oggi in questa epoca di simulazione e finzione non conta certo essere, ma basta apparire. Anche apparire democratici, con l’aiuto della stampa omologata. Nel suo tributo a San Remo sulla Costituzione Benigni bene avrebbe fatto ad approfondire l’Articolo 21; che resta “sulla Carta”.


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