I temi al centro del dibattito, le sofferenze, le paure dei giornalisti, la richiesta di Verità e Giustizia di chi continua a camminare con noi. In un’epoca in cui si scimmiottano i sindacati, io sono orgoglioso di fare parte della FNSI, il nostro sindacato unitario, che ha concluso stamattina i lavori del XXIX Congresso nazionale con l’elezione della Segretaria Generale, Alessandra Costante e del presidente Vittorio Di Trapani.
Un sindacato con – viva la democrazia – differenze di visione, ma con i temi a far leva su tutto.
Perché rispetto ai tempi in cui, con diffidenza, venivano avvertiti colleghi come Peppino Impastato, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Mauro Rostagno e purtroppo tanti altri, sono stati fatti tantissimi passi in avanti. Per questa ragione vorrei fare un grande ringraziamento a una persona coraggiosa, un vero leader, come Beppe Giulietti. A me ed a tanti altri Beppe, è stato accanto, sempre. Ed è lui che mi ha insegnato e trasmesso i valori della condivisione, del “tratto di strada da fare insieme”, dell’alto senso del sindacato unitario.
A tante colleghe e tanti colleghi che hanno subito il calvario delle minacce, delle aggressioni, delle querele temerarie, lui c’è stato, fisicamente. Ogni processo in cui un giornalista doveva testimoniare, lui c’era. C’era la Federazione con la costituzione di parte civile, voluta fortemente dal segretario uscente Raffaele Lorusso (che ringrazio).
La sofferenza di dover ripercorrere aggressioni, minacce, paure. A consolare quelle paure con me, Federica Angeli, Roberto Saviano, Angela Caponnetto, Floriana Bulfon, Paolo Berizzi, e tanti altri, c’erano Beppe, Giulietti, Vittorio Di Trapani che rappresentavano ognuno di noi, di voi, lungo e in largo in Italia.
Da qualche tempo a questa parte ci sono i colleghi dei sindacati regionali, nel mio caso penso a colleghi come Roberto Ginex, Giancarlo Macaluso, all’UsigRai con Daniele Maqueda, o a Controcorrente (permettetemi di citare – per tutti – Maurizio Di Schino o Alessandra Mancuso).
Qualcuno ha pensato che le minacce, le querele temerarie ai giornalisti fossero un affare privato ma quando viene attaccato, insultato, aggredito un giornalista nell’esercizio della propria funzione è un attacco alla nostra democrazia.
Ecco, Impastato, Siani, Fava, ma anche Beppe Alfano, Toni De palo, furono lasciati soli. Poi la dirigenza sindacale andava piangendo ai funerali. Una vergogna.
Da qualche anno non è così. Non possiamo far finta di nulla. Questa è un’azione politica. Bisogna sentirsi comunità, come noi di Articolo21 facciamo quotidianamente. Una comunità che ha (ancora) dentro persone come Santo Della Volpe, Giorgio Santerini (il segretario che ha voluto l’unità). Una comunità con i Paciolla, Alpi, Hrovatin, Antonio Megalizzi, Giulio Regeni.
Non c’è futuro, sei morto se non ti metti in spalla la richiesta di verità e giustizia. Non c’è futuro senza rispetto della memoria. Siamo una comunità che esiste, che è stata e deve continuare a camminare. Dobbiamo esigere rispetto per ciò che è stato fatto. Di Vittorio diceva: “se il tuo padrone tiene il cappello in testa, tu non toglierlo”. Perché la dignità è tutto e noi la dignità non dobbiamo perderla, mai. E la politica, tutta non chi è al governo oggi ma anche chi c’è stato prima, invece di fare passerelle, intervenga per le querele bavaglio, per il precariato drammatico che affligge il nostro Paese.
Tutto il resto sono chiacchiere senza senso.
Ecco perché sono certo che questa comunità in cammino possa continuare a percorrere un pezzo di strada importante insieme alla segretaria generale, Alessandra Costante ed al presidente Vittorio Di Trapani.
Perché come diceva Calamandrei: «La libertà è come l’aria: ti accorgi quanto vale quando inizia a mancare». Dobbiamo continuare a esserci, e farlo come comunità, perché l’obiettivo non è (solo) far fuori qualcuno, ma la costituzione.