Come in tutti i suoi viaggi, anche in Africa Francesco ha incontrato i gesuiti che operano nei paesi da lui visitati. E anche questa volta il testo della loro conversazione è stato pubblicato da la Civiltà Cattolica ed è disponibile on line https://www.laciviltacattolica.it/articolo/la-chiesa-non-e-una-multinazionale-della-spiritualita/.
Se non fossimo in tempi di guerra mondiale, non solo a pezzi, la notizia sarebbe certamente questa: il papa ha confermato che con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, massima autorità dell’ortodossia, stanno “ preparando un incontro per il 2025. Con il patriarca Bartolomeo vogliamo arrivare a un accordo per la data della Pasqua, che proprio in quell’anno coincide. Vediamo se così possiamo accordarci per il futuro. E vogliamo celebrare questo Concilio come fratelli. Ci stiamo preparando. Pensate che Bartolomeo è stato il primo Patriarca che dopo tanti secoli è venuto all’inaugurazione del ministero di un Papa!”
La probabilità che si arrivi a fissare data comune a tutti i cristiani per la Pasqua, dopo tanti secoli, è certamente una notizia, ma in tempi come questi, tempi di guerra mondiale, a fare notizia è più ciò che divide, che impedisce di guardare con speranza al domani.
Una radice di questa impossibilità non sta forse nell’assuefazione moderna alla crudeltà? Una crudeltà di cui non si parla abbastanza, ma che consente di passare dalle azioni della Wagner russa a quella degli aguzzini che gestiscono i campi di internamento per migranti in Nord Africa a quella di chi si accanisce sui bambini al lavoro nelle miniere africane. Perché? Ma soprattutto perché queste crudeltà vengono taciute, nascoste, o peggio ancora accettate? Il primo a parlarne, come spesso accade, è stato Francesco, parlando proprio di questo con i gesuiti che operano in Congo: “ è chiaro che qui è forte il tema del conflitto, delle lotte tra fazioni. Ma apriamo gli occhi sul mondo: tutto il mondo è in guerra! La Siria vive una guerra da 12 anni, e poi lo Yemen, il Myanmar con il dramma dei rohingya. Anche in America Latina ci sono tensioni e conflitti. E poi questa guerra in Ucraina. Tutto il mondo è in guerra, ricordiamocelo bene. Ma io mi domando: l’umanità avrà il coraggio, la forza o persino l’opportunità di tornare indietro? Si va avanti, avanti, avanti verso il baratro. Non so: è una domanda che io mi faccio. Mi dispiace dirlo, ma sono un po’ pessimista. Oggi davvero sembra che il problema principale sia la produzione di armi. C’è ancora tanta fame nel mondo e noi continuiamo a fabbricare le armi. È difficile tornare indietro da questa catastrofe. E non parliamo delle armi atomiche! Credo ancora in un lavoro di persuasione. Noi cristiani dobbiamo pregare tanto: «Signore, abbi pietà di noi!». In questi giorni mi colpiscono i racconti delle violenze. Mi colpisce soprattutto la crudeltà. Le notizie che vengono dalle guerre che ci sono nel mondo ci parlano di una crudeltà persino difficile da pensare. Non solo si uccide, ma lo si fa crudelmente. Per me questa è una cosa nuova. Mi dà da pensare. Anche le notizie che arrivano dall’Ucraina ci parlano di crudeltà. E qui in Congo lo abbiamo ascoltato dalle testimonianze dirette delle vittime”.
In Sud Sudan il papa ha toccato lo stesso argomento, soffermandosi però sul dato culturale: “Santo Padre, la fede si muove verso il Sud del mondo. I soldi no. Ha qualche paura, qualche speranza?” La risposta: “Se uno non ha speranza, può chiudere la porta e andarsene via! Tuttavia, la mia paura riguarda la cultura pagana molto generalizzata. I valori pagani oggi contano sempre di più: denaro, reputazione, potere. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il mondo si muove in una cultura pagana che ha i propri idoli e i propri dèi. Denaro, potere e fama sono cose che sant’Ignazio nei suoi Esercizi spirituali indica come i peccati fondamentali. La scelta di sant’Ignazio sulla povertà – a tal punto da far fare un voto speciale ai professi – è una scelta contro il paganesimo, contro il dio denaro. Oggi la nostra è anche una cultura pagana di guerra, dove conta quante armi hai. Sono tutte forme di paganesimo. Ma poi, per favore, non siamo così ingenui da pensare che la cultura cristiana sia la cultura di un partito unito, dove tutti aggruppati insieme fanno la forza. Ma così la Chiesa diventa un partito. No! La cultura cristiana è, invece, la capacità di interpretare, discernere e vivere il messaggio cristiano, che il nostro paganesimo non vuole capire, non vuole accettare. Siamo giunti al punto che se uno pensa alle esigenze della vita cristiana nella cultura di oggi, ritiene che esse siano una forma di estremismo. Dobbiamo imparare ad andare avanti in un contesto pagano, che non è poi diverso da quello dei primi secoli”.
Francesco in questi colloqui ha colto alcune radici profondo del malessere globale che stiamo attraversando, e toccando il tema della crudeltà ha saputo cogliere la nostra indisponibilità a fare i conti fino in fondo con la nostra accettazione di un ordine ingiusto, che ci comprende anche se fingiamo che riguardi solo altri.
Di questo, all’interno di un’analisi delle parole chiave indispensabili per capire i messaggi di Francesco sulla comunicazione parleremo ad Assisi il 23 febbraio prossimo alle 10.00 presso la sala della Conciliazione con padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica