L’ignobile attacco agli avversari politici, con linguaggio da bar dello sport, portato da due rappresentanti istituzionali. Ma Donzelli e Delmastro è vietato toccarli.
Il neo ‘ministro della giustizia’ sul caso Cospito, non solo mostra di non possedere uno straccio di sentimento d’umanità, ma ignora (e forse vuole cancellarlo) l’articolo 27 della Costituzione applicando nei fatti il carcere ostativo ad un detenuto in precarie condizioni di salute.
Un altro ministro, quello/quella del turismo, può dichiarare impunemente: “Il festival è comunista? Ma che importa, intanto più ci attaccano e più cresciamo”. Ministro o bassissimo militante di borgata?
Altri suoi colleghi accusano frontalmente la dirigenza Rai per i contenuti di Sanremo, chiedendo le immediate dimissioni dell’Amministratore Delegato, sfruttando il caso Fedez. E qui, prima di proseguire, propongo una semplice riflessione. Io non giustifico l’artista, ma chiedo a quanti mi leggeranno se è stato più grave il suo gesto o il fatto che un viceministro abbia potuto impunemente indossare una delle divise più sanguinarie, stragiste, antisemite e distruttive della storia? A quale sincero democratico sarebbe mai venuto in testa di coprire la propria pelle con un orrore simile?
Utilizzare strumentalmente episodi di uno spettacolo televisivo per portare l’assalto alla Rai è un segnale preoccupante, non solo delle intenzioni di potere di questi signori, ma anche del favore che vogliono fare ad uno dei loro principali azionisti, Berlusconi, e alla sua Mediaset. Sarebbe anche interessante accertare se è vero che una grossa cordata di imprenditori intende proporre alla città di Sanremo di strappare il contratto con la Rai proponendo altre cifre ed altri vantaggi e benefit.
Non è difficile immaginare quale allarme abbia suscitato in loro il fortissimo appello alla sveglia dal torpore istituzionale lanciato il 7 febbraio da Roberto Benigni, davanti al Capo dello Stato (e anche Mattarella viene ora messo sotto accusa per la partecipazione a Sanremo da qualche scribacchino di periferia in cerca di visibilità nazionale, come avviene oggi su L’Unione Sarda). Allarme assolutamente significativo perché lanciato proprio da uno che nel 2016 si era detto favorevole alla riforma proposta da Renzi. Ora probabilmente si è reso conto di quale disastro avrebbe prodotto quel progetto, unito alla follia di dimezzare il Parlamento e alla nuova legge elettorale: chi vince porta via il pallone.
Cos’altro dobbiamo attendere per avere la prova che questi signori vogliono costruire un autoritarismo autarchico, forse imitativo di Polonia e Ungheria, ma grazie al quale Giorgia Meloni diventa la leader capace anche di spostare gli equilibri nel Parlamento Europeo come fa cercando di isolare Macron?? Pensate cosa accadrà se le elezioni in Lombardia e Lazio andranno come si teme.
In questo quadro così preoccupante, ma davvero ci può bastare una risposta come quella data dalla capogruppo dei senatori del Pd, Malpezzi, che ha dichiarato: “Qui tira aria di minculpop”? Quanta debolezza i democratici di tutte le forze antiautoritarie dovranno mostrare per spianare definitivamente la strada ad una destra che scimmiotta la marcia su Roma non per le strade, ma dagli scranni del potere. Dovremo ancora fermarci ad aspettare la fine della liturgia delle primarie del Pd oppure diventa sempre più urgente predisporre contromisure efficaci?