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Minacce contro i giornalisti iraniani all’estero

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La Repubblica Islamica ha esteso le sue minacce di morte anche ai giornalisti iraniani all’estero. Venerdì 27 gennaio, il Ministro della Giustizia degli Stati Uniti ha reso noto i nomi di tre cittadini di un paese dell’Est Europa, arrestati con l’accusa di aver tentato di uccidere la nota giornalista e difensore dei diritti delle donne iraniane, Masih Alinejad.

I tre arrestati (Rafat Amirov, Poulad Amrof e Khaled Mehdiov) facevano parte di un gruppo criminale organizzato con base in un paese dell’Est europeo. Nei loro telefonini la polizia federale americana ha trovato scambi di messaggi con un personaggio sconosciuto in Iran.

Masih Alinejad, una delle figure più nota del giornalismo iraniano all’estero, ha partecipato anche al recente Forum Economico Mondiale che si è tenuto a Davos in Svizzera. Anche in questa occasione i sicari inviati dalle Repubblica Islamica avevano pianificato la sua eliminazione fisica.

Masih Alinejad dialogando con Articolo21 parla delle minacce ricevute e i tentativi di assassinarla. “Ero in albergo a Davos, quando alcuni poliziotti si presentarono alla porta della mia stanza in albergo, dicendo che avevano visto movimenti strani intorno all’albergo e alla sede della conferenza e risultava che alcune persone spiavano i miei spostamenti. Mi hanno fatto salire su un elicottero ed accompagnato all’aeroporto dove alcuni agenti mi hanno scortata fino all’aereo.”

Maish continua il suo racconto parlando delle minacce in America. “Da mesi sono sotto custodia degli agenti federali che mi hanno fatto cambiare di casa più volte. Prima hanno scoperto un complotto che prevedeva di sequestrarmi e trasferirmi via mare in Venezuela e poi in aereo in Iran. Fallito questo progetto hanno mandato questi tre sicari armati di

Kalashinkov per uccidermi in casa.” La nota giornalista iraniana dice che la Repubblica Islamica ha deciso di eliminarla fisicamente, perché “tutti i piani per screditarmi sono falliti miseramente. Hanno poi arrestato mio fratello, interrogato mia madre, ma non ho ceduto alle pressioni, di conseguenza sono giunti alla conclusione che solo eliminandomi fisicamente potevano chiudermi la bocca.”

Masih Alinejad non è l’unica giornalista nel mirino dei sicari della Repubblica Islamica. A Londra, dove hanno sede le maggiori emittenti televisivi in lingua farsi e molte pubblicazioni, la situazione non è migliore. Ali Asghar Ramezanpuor, caporedattore di notiziari dell’emittente televisiva Iran International che trasmette 24 ore via satellite ed è la stazione televisiva con maggior ascolto in Iran e fuori dal paese, vive sotto scorta della Polizia Metropolitana di Londra da mesi. Così pure alcuni suoi colleghi.

“I reparti dell’antiterrorismo britannico ci hanno avvisati all’inizio del 2022 che avevano ricevuto notizie allarmanti sulla nostra sicurezza”, racconta ad Articolo21 Ramezanpour. “La situazione si è aggravata con l’inizio delle proteste nel mese di Settembre e da allora io ed alcuni altri colleghi siamo sotto protezione.” Il giornalista iraniano racconta che i suoi due fratelli che vivono in Iran sono stati più volte convocati sia dal Ministero dell’Intelligence che dai Pasdaran. “Hanno chiesto loro di convincermi a lasciare Iran International sennò altri non solo io ne avrebbero pagato le conseguenze. Hanno loro mostrato mie foto mentre passeggiavo nei pressi della mia casa a Londra ed hanno detto che mi tengono sotto tiro”.

Alcuni giornalisti sono stati rapiti e trasferiti in Iran, come il giornalista tedesco-iraniano Jamshid Sharmahd, che conduceva programmi radiofonici per un’emittente a Los Angeles, rapito nel mese di luglio del 2020 a Dubai. Sharrmahd è sotto processo in Iran e molto probabilmente verrà condannato a morte. Rouhollah Zam, giornalista iraniano residente in Francia e sequestrato durante un viaggio in Iraq, è stato trasferito in Iran dove poi è stato impiccato il 12 dicembre 2020, dopo un processo farsa. Rouhollah Zam dirigeva Amad News, un’agenzia di notizie diffusa su Telegram. Il giornalista iraniano Massoud Molavi è stato ucciso invece a colpi di pistola ad Istanbul il 14 Novembre 2019, mentre il giornalista, Mohammad Bagher Moradi, è stato rapito ad Ankara il 30 Maggio del 2022 e da allora non si hanno più sue notizie.

Pressioni sui familiari dei giornalisti iraniani che lavorano all’estero sono molto frequenti. Sia la direzione dell’emittente britannica BBC, che trasmette anche in farsi, che Radio Farda, con sede a Praga, hanno denunciato più volte che i familiari dei loro redattori sono stati convocati e minacciati. Anche chi scrive ha ricevuto più volte minacce, come tanti altri giornalisti iraniani residenti in Europa e fuori dall’Europa Di queste minacce e pressioni sono stati più volte informati sia la Federazione Internazionale dei Giornalisti, che i sindacati dei singoli paesi europei e il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.


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