Ricordo le manifestazioni per la liberazione di Valérie ma non hanno lasciato traccia.
Infatti, pochi mesi dopo Genova, era l’11 settembre 2001 e non si trattava più di interrogare Genova e la polizia italiana, Berlusconi e i suoi esecutori. Lì stavamo andando incontro a qualcosa di serio: il mondo libero era sotto attacco, la democrazia era in pericolo, era una guerra di civiltà, tutte quelle stronzate in cui viviamo ancora. L’ultra-securitarismo e l’estrema deriva a destra delle società, tutto viene da lì, dall’11 settembre. Allora, Genova e la sua violenza chi se la ricorda?
Mélenchon ha usato lo slogan “Un altro mondo è possibile”, lo stesso del movimento alterglobal. Qual è il suo valore vent’anni dopo? Qual è il mondo possibile oggi?
Certo che un altro mondo è possibile, ci credo ancora. Ma non ho più l’età per fare ciò che andrebbe fatto. E poi, ho dei figli, non posso dimenticarmene. Credo, tuttavia, che solo un nuovo equilibrio di potere possa cambiare le cose. Non parlo di attentati o spargimenti di sangue, ma bloccare un Paese con gli scioperi, tenere le piazze come hanno fatto le Tute Bianche e come fanno a volte i Black Bloc, usando la disobbedienza civile e il boicottaggio, sono strumenti che, maneggiati dal maggior numero possibile di persone, possono pagare.
Per l’Italia, Genova ha segnato una svolta. I partiti e, in particolare, la sinistra sono scomparsi. Come ci vedete oltralpe?
Sono interessato alla politica internazionale. Quando una persona alla guida di un partito post-fascista viene eletta presidente del Consiglio in Italia, cerco di capire, di informarmi. So che non tutti gli italiani sono fascisti, che voi resistete anche se la sinistra parlamentare è scomparsa. Ma temo che con Giorgia Meloni, d’ora in avanti, l’Italia sarà percepita come un paese fascista. Ripeto: non ci credo. E crederlo significherebbe dimenticare un po’ in fretta che in Francia ottantotto deputati provengono da una formazione chiamata Fronte nazionale, fondata da ex Waffen-SS e revisionisti. Sarebbe anche dimenticare che le azioni dei nostri ministri e dei nostri agenti di Polizia non hanno nulla da invidiare alle vostre. E poi la Meloni è solo la versione italiana di quello che sta accadendo in tutta Europa e nel mondo: l’estrema destra vive di miseria economica e paura del futuro. E dell’assenza di proposte di una sinistra morente.
La reazione della Polizia italiana, a Genova e non solo, è stata sproporzionata, violentissima. Potrebbe accadere in Francia? Potrebbe rimanere in servizio, nel tuo paese, un agente che inneggia a Pinochet?
È successo in Francia vent’anni dopo: quando i gilet gialli hanno bloccato il Paese, il governo non ha preso i guanti. Ci sono stati morti e molti accecati e amputati nelle file dei manifestanti. Qui, come a Genova, l’opposizione politica, peraltro non rappresentata in Parlamento e non guidata da partiti o sindacati, è stata criminalizzata.
Quanto all’inneggiare a Pinochet, non so se sia già avvenuto in Francia. Non molto tempo fa, tuttavia, il presidente Macron ha affermato che il maresciallo Pétain è stato un grande soldato durante la Prima guerra mondiale. È un modo per rendere omaggio al nostro Pinochet nazionale, no?
E poi, ci sono molti rappresentanti politici francesi che ritengono che la colonizzazione sia stata una buona cosa per l’Africa e che l’educazione nazionale abbia torto a parlare di questo periodo come di un orrore. La Francia non ha nulla da invidiare all’Italia…
Molte speranze si sono perse, molti sogni sono stati traditi. Tu cosa ti auguri per il futuro? Prevale in te l’ottimismo o il pessimismo?
Sono pessimista, non lo nego. Sto invecchiando e nel 2002, quando milioni di persone scesero in piazza quando Le Pen corse al secondo turno delle elezioni Presidenziali, non credevo che saremmo arrivati dove siamo oggi. Genova è stata per me un’esperienza terribile ma quello che è successo nei vent’anni successivi non mi permette di essere ottimista. Mi sembra di scrivere dalla parte dei perdenti, di una sinistra che non riesce a unirsi contro una destra sempre più conservatrice.
Susan George disse che quello di Seattle e di Genova era il primo movimento che non chiedeva nulla per sé ma solo la salvezza per l’umanità e per il pianeta. Cosa ne pensi? Come valuti i ragazzi e le ragazze di Greta Thunberg?
Questo è ciò che ci manca: non chiedere nulla per noi stessi, ma solo la salvezza dell’umanità. Questa è in realtà la vera differenza tra il liberalismo e la (vera) sinistra. Spero che i miei figli rifiutino questo ordine costruito sul denaro e sull’egoismo. Andiamo ragazzi, fate un casino!