Bielorussia, numeri tragici sulle repressioni contro i giornalisti

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L’International Press Institute (IPI) ha stilato nei giorni scorsi un bilancio della situazione dei media bielorussi nel 2022.
Perseguire, incarcerare e mettere a tacere i giornalisti è parte di una più ampia campagna del Governo volta a eliminare tutti forme di dissenso nel paese.  Almeno 32 giornalisti e operatori dei media sono detenuti oggi in carceri e colonie penali, secondo l’Associazione bielorussa dei giornalisti (BAJ), che è stata liquidata dalla Corte suprema del paese nell’agosto 2021. Un numero tra i più alti al mondo.
L’Ipi ricorda anche cinque giornalisti e operatori dei media che sono stati arrestati a fine anno nel giro di poche settimane, processati e portati davanti ai tribunali per rispondere di assurde accuse che ricordano le pratiche dell’era sovietica. Sono: Dzyanis Ivashyn, Larysa Shchyrakova, Iryna Slaunikava, Dzmitry Luksha, Henadz Mazheyka.   L’IPI chiede la fine di questa persecuzione e del “governo della paura” di Alexander Lukashenko, soprattutto dopo le proteste di massa contro il suo governo nell’agosto 2020.
Nel caso più recente di quelli ricordati sopra, il 20 dicembre, la Corte suprema bielorussa ha confermato una condanna a 13 anni di reclusione per Dzyanis Ivashyn, riconosciuto colpevole di tradimento di stato. Secondo la BAJ, la sua persecuzione potrebbe essere collegata a un suo articolo pubblicato nel 2021, in cui indagava sul caso di ex funzionari della sicurezza ucraini reclutati nelle forze di polizia antisommossa bielorusse.
Il 6 dicembre, la polizia ha arrestato Larysa Shchyrakova, giornalista freelance di lunga data con sede a Homel, una delle principali città della Bielorussia sudorientale. Poco più di una settimana dopo, BAJ ha informato che contro Shchyrakova era stato aperto un procedimento penale per “screditamento della Repubblica di Bielorussia”. Non sono disponibili ulteriori dettagli sulle accuse mosse contro di lei.
I sospettati ritenuti colpevoli di “screditare” la Bielorussia rischiano fino a quattro anni di carcere e una multa ai sensi dell’articolo 369.1 del codice penale del paese.
L’Ipi ha interpellato Barys Haretski, vicepresidente della BAJ, secondo cui il caso di Shchyrakova è grave anche perché non risiede a Minsk. Haretski ha detto che l a situazione al di fuori della capitale è particolarmente difficile e  il numero di giornalisti e attivisti indipendenti è inferiore.
Il 2022  dunque,  a detta di  Jamie Wiseman, responsabile dell’advocacy dell’IPI Europa, è stato un altro anno devastante per la libertà dei media in Bielorussia, in quanto una normativa draconiana sta rendendo quasi impossibile per i giornalisti svolgere il proprio lavoro.
Le leggi che vietano di “screditare” la Bielorussia permettono di fatto che i giornalisti siano incarcerati per aver criticato il governo in qualsiasi forma.
Il 6 dicembre scorso, la Corte Suprema della Bielorussia ha anche confermato una condanna a cinque anni di reclusione precedentemente inflitta a Iryna Slaunikava da un tribunale regionale di Homel. Il 16 dicembre, il ministero dell’Interno ha incluso Slaunikava nell’elenco delle persone e delle organizzazioni legalmente riconosciute come “estremiste”. La giornalista, che in precedenza ha lavorato per Belsat TV, è dietro le sbarre dall’ottobre 2021. È accusata di aver organizzato e preparato azioni che “violano gravemente l’ordine pubblico” e di aver partecipato a un gruppo “estremista”. Il gruppo in questione, secondo i tribunali e i pubblici ministeri bielorussi, è Belsat TV, un media indipendente con sede in Polonia. Secondo Haretski, Slaunikava è stata trasferita in una colonia penale femminile a Homel, dove dovrebbe scontare la pena.
Accuse simili sono state mosse contro Dzmitry Luksha, un giornalista bielorusso che ha riferito delle proteste antigovernative del 2020 per Khabar 24, un canale televisivo kazako. Il 2 dicembre, un tribunale di Minsk ha condannato Luksha a quattro anni di carcere per, ancora una volta, “screditamento della Bielorussia” e “organizzazione o partecipazione a gravi violazioni dell’ordine pubblico”. Il giornalista è stato condannato alla pena detentiva dopo aver trasmesso video di proteste antigovernative per Khabar 24, che, secondo i pubblici ministeri, contenevano “informazioni deliberatamente false”. Il 1° dicembre un tribunale di Minsk ha avviato un procedimento contro Henadz Mazheyka, giornalista della Komsomolskaya Pravda in Bielorussia. Mazheyka è accusato di incitamento all’odio per aver intervistato l’amico d’infanzia di un uomo sospettato di omicidio. I pubblici ministeri hanno interpretato l’intervista come una scusante per l’omicidio. Il successivo 5 dicembre, Mazheyka è stato anche accusato di aver insultato il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. La base di questa accusa era la partecipazione di Mazheyka, come giornalista, a un incontro con gli elettori organizzato da un membro del parlamento bielorusso.


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