BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Un film da fissare negli occhi, per sempre. “EO”, di Jerzy Skolimowski, Pol-Ita, 2022

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Ci sono film per i quali si stenta a trovare le parole giuste per raccontarlo, o soltanto per invogliare qualcuno a vederlo. Servirebbe dire che è bello, più che bello? Stupendo? Che vorresti non finisse mai? Che anche se lo hai visto da solo in sala, e ne sei stato contento, vorresti che quella sala fosse piena per rendere giustizia al povero EO, l’asinello umiliato e offeso, simbolo e metafora di un mondo ormai, o da sempre, senza cuore? Forse no, perchè le parole non danno piena contezza di un cinema che è essenza del cinema, concentrato di cinema, con l’immagine che vince su tutto e tutti. Desolazione, violenza, natura avversa e amica, uomo buono o cattivo, realismo e simbolismo, tutto per tenerci con il fiato sospeso, col cuore in gola, con gli occhi gonfi di lacrime, perche EO cerca amore e non lo trova, lo trova e glielo strappano, quasi lo ammazzano a colpi di mazza e poi lo curano per poi abbandonarlo ad un destino solitario che, inevitabilmente, lo porterà verso una fine che era facile immaginare, perchè non c’è spazio per la speranza, il candore, l’amore spontaneo e disinteressato, il sentimento incarnato. L’asinello EO ci cerca, e ci cerca ancora, fino alla fine, sa che può trovare qualcuno buono, non cattivo, ma è solo questione di fortuna, e la fortuna è sempre più stretta in un mondo alla ricerca di sè stesso, distratto, disinteressato a chi gli vuole bene, occupato a mangiarsi il cuore anche per sopravvivere. Eo è fuori da ogni logica, cerca solo affetto, ne darebbe il doppio, ma niente, non c’è niente da fare è proprio capitato male, questo mondo non è il suo mondo Alla fine, è la solitudine la vera protagonista dell’ennesimo capolavoro del genio di Skolimowski, che innamorato dell’hasard Balthazar bressoniano anelava da anni di (ri)mettere in scena ciò che in gioventù lo aveva segnato e, verrebbe da dire, ci aveva segnati tutti quelli che avevamo assistito a quelle vicende gemelle di queste. Del film di Bresson questo non è nè il remake nè l’aggiornamento, ma soltanto la continuazione, perchè il grande regista polacco ci ha, finalmente, regalato qualche minuto in più da vivere con l’essere vivente che più vorremmo incontrare nella nostra vita, se mai ne avessimo il tempo o se mai ci accorgessimo della sua esistenza. Noi poveri umani, davvero così piccoli davanti a tanta bellezza sprecata, capaci soltanto di farci del male…

 

 


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