Spettacolo Teatrale nel Sulcis Iglesiente dal 5 al 7 gennaio 2013

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“L’uomo carbone”

La tragedia di Marcinelle nel Sulcis Iglesiente
nel ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita lavorando nelle viscere delle terra.

L’Assessore Sergio Milia – Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna – ha promosso un’iniziativa culturale a favore del Sulcis Iglesiente.
Si tratta della rappresentazione teatrale, prodotta dal Teatro Sociale di Pescara, intitolata “L’uomo carbone”, incentrata sul tema del lavoro in miniera.

La compagnia teatrale professionistica, il cui principio ispiratore è quello di coniugare l’arte con il sociale, e promuovere iniziative che accendano i riflettori sui problemi del lavoro e dei lavoratori, propone lo spettacolo in più repliche nella cittadina medioevale di Iglesias, all’epoca Igrèsias, dal 5 al 7 gennaio 2013.

La conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa sarà presieduta dall’onorevole GIORGIO OPPI il giorno 5 gennaio 2013, alle ore 12,00 presso la Sala Lepori in Iglesias.

Saranno presenti: la regista dello spettacolo, Federica Vicino, gli autori e gli attori della compagnia del Teatro Sociale di Pescara.

L’iniziativa è stata patrocinata dalla Regione Autonoma della Sardegna, con l’adesione della Provincia Carbonia/Iglesias, dei Comuni del Sulcis Iglesiente, con il supporto del Parco Geominerario, IGEA S.p.A., delle Associazioni Minerarie e di aziende private.

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Lo spettacolo e il Progetto Sulcis.

“L’uomo carbone” è stato presentato con successo dalla compagnia abruzzese in tutta Italia, e perfino in Belgio, presso la struttura del Bois du Cazier (ex miniera, oggi museo della memoria, riconosciuto di recente come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO).
Lo spettacolo è dedicato alla drammatica situazione in cui versa il Sulcis Iglesiente, ed è per questo motivo che il TSP ha deciso di devolvere l’incasso delle serate, oltre al cachet degli spettacoli, in beneficenza, ai fini della solidarietà sociale, in particolare per il finanziamento di Borse di Studio da assegnarsi, in base al merito e al reddito, ai figli dei disoccupati del Sulcis Iglesiente.

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“L’uomo carbone” – Sinossi e note di regia
L’8 agosto del 1956, fra le 7.30 e le 8.00 del mattino, un’esplosione devasta il pozzo n. 1 della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle, vicino Charleroi, in Belgio.
262 dei 274 minatori presenti in quel momento nella miniera perdono la vita: 136 sono italiani; 60 di queste vittime sono di origine abruzzese (provengono prevalentemente da piccoli paesi dell’entroterra della Provincia di Pescara: Manoppello, Lettomanoppello, Turrivalignani); si tratta di emigranti, partiti alla volta del Belgio all’indomani della ratifica dell’”Accordo Uomo – Carbone”.

Siamo nel 1946: l’Europa, appena uscita dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, deve rimettere in moto l’economia. Il Belgio ha assoluta necessità di riavviare l’attività estrattiva, uno dei traini del proprio sistema economico prima del conflitto: ma è praticamente privo di manodopera. Le ingenti perdite in termini di vite umane, causate dalla guerra, rischiano di compromettere la riapertura delle miniere. E’ così che iniziano le trattative con l’Italia, dove le priorità sono altre; dove la miseria e la disoccupazione hanno colpito (e ancora colpiscono), soprattutto nelle zone del centro-sud, più duramente del conflitto stesso. Il 23 giugno di quell’anno, si arriva alla firma del Protocollo d’Intesa, finalizzato a regolare il rapporto fra i due paesi, in ordine all’impiego di manodopera italiana in Belgio. L’accordo porta la firma di Alcide De Gasperi, che guida il Governo di Unità Nazionale, che promuove una politica attiva riguardo all’ emigrazione.
In realtà, solo alcuni termini dell’accordo furono resi noti. A coloro che facevano domanda di emigrazione veniva comunicato che il protocollo italo-belga prevedeva una base salariale comune per minatori italiani e belgi (e dunque identica retribuzione, per gli uni e per gli altri), oltre che un regolare trattamento pensionistico e sanitario, e il diritto agli assegni familiari, anche per i componenti delle famiglie rimasti in Italia. Non furono rese note, però, le clausole che prevedevano l’obbligo tassativo del rispetto dei termini del contratto, per i minatori provenienti dall’Italia, riguardanti tempi e modalità del loro impiego. E, in particolare:
– la clausola che impediva la rescissione del contratto prima di un anno di lavoro continuativo in miniera, pena la detenzione;
– il mancato rinnovo del passaporto, in caso di rinuncia all’accordo;
– l’impossibilità di cambiare lavoro prima di aver svolto 5 anni continuativi di lavoro in miniera.

In realtà l’accordo “Uomo – carbone” prevedeva che l’Italia trasferisse 50.000 operai in Belgio, per sopperire alla carenza di manodopera. Il Belgio, come contropartita, garantiva all’Italia (da sempre povera di materie prime, indispensabili per l’industria metallurgica) almeno 2.500 tonnellate di carbone all’anno, ogni 1000 operai inviati.

L’allestimento curato dal Teatro Sociale di Pescara racconta la storia di due fratelli, Antonio e Sandro, partiti alla volta del Belgio, con in tasca la domanda di emigrazione e nel cuore tutti i sogni, le speranze, i rimpianti di due ragazzi qualunque. Nel pozzo numero uno, quella maledetta mattina dell’8 agosto del ’56, scopriranno che in realtà avevano imboccato la strada che li conduceva inesorabilmente verso il loro destino. Una storia dura e toccante, dai risvolti neorealistici, che qualcuno ha definito “verghiana”, i cui protagonisti non sono però delle trasposizioni sceniche del clichè del minatore o dell’emigrante, ma persone. Il nucleo centrale della storia de “L’uomo-carbone” si snoda attorno alla necessità di rivelare questa semplice, ma non trascurabile, incontrovertibile verità: i minatori di Marcinelle, prima che minatori, erano persone. Con le loro storie, le loro vite, i loro sentimenti, le loro speranze, le loro paure. E il loro destino.


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