Un film che interroga e fa riflettere sulle conseguenze durature delle nostre decisioni.
Con tre Golden Globe: miglior film, miglior attore (Colin Farrel) e miglior sceneggiatura (Martin McDonagh), e con un passaggio alla 79^ edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove si è aggiudicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile (Colin Farrel) e la Coppa Osella per la migliore sceneggiatura (Martin McDonagh), il film “Gli spiriti dell’Isola”, distribuito da The Walt Disney Company Italia, approderà nelle sale cinematografiche italiane dal 2 febbraio prossimo.
The Banshees of Inisherin, il titolo originale, è l’ultimo lavoro diretto dal commediografo, scrittore e regista britannico, di origini irlandesi, Martin McDonagh (tra i suoi lungometraggi ricordiamo “In Bruges – La coscienza dell’assassino” del 2008, con Colin Farrel e Brendan Gleeson).
Con un cast tutto irlandese, il film racconta la tormentata ed enigmatica storia di amicizia tra Colm (Brendan Gleeson) e Pàdraic (Colin Farrel), ambientata su due meravigliose ed iconiche isole al largo della costa ovest dell’Irlanda: Inishmore Island e Achill Iland.
Ma veniamo alla trama.
Colm e Pàdraic, secondo un’abitudine consolidata da moltissimi anni, si incontrano tutti i giorni alle 14:00 per andare a bere una pinta di birra nell’unico pub dell’isola. Un’isola abitata da poche anime, con pochi animali ad assicurare loro il vitale sostentamento e un prete che arriva la domenica a dir messa. Una vita che sembra scorrere monotonamente, almeno sino a quando, a partire da un bel giorno, senza preavviso e inaspettatamente, Colm inizia ad evitare ogni contatto con Pàdraic.
“Se ti ho fatto qualcosa, dimmi che cosa ti ho fatto! (gli chiede Pàdraic)….. E’ che non mi vai più a genio!” (gli risponde Colm).
Pàdraic, che è un giovane contadino sempliciotto, mite e spensierato, il più gentile dell’Isola, è sconvolto e confuso dalla decisione di Colm e non riesce a rassegnarsi alla decisione dell’amico. La sua vita, gioiosa e spensierata subisce un vero tracollo. Egli non riesce a capire, a darsi pace, e cercherà di ricucire il sodalizio con ogni mezzo, aiutato in questo dalla sorella Siobhàn (Kerry Condon) e dal problematico Dominic (Barry Keoghan). Ma Colm è irremovibile, ha deciso che non vuole più perdere il suo tempo a chiacchierare del nulla con il giovane amico; al contrario, oramai, vuole dedicarsi a cose ben più importanti che non siano semplici chiacchiere da pub, questioni che possano lasciare un segno del suo passaggio terreno: attraverso la musica (Colm suona il violino) o le idee poco importa. Il tempo è prezioso e scorre troppo rapidamente.
E’così che ben presto i due ex amici precipiteranno in un vortice di comportamenti incontrollati, dalle conseguenze imprevedibili e scioccanti.
Colm arriverà al punto di minacciare l’autoflagellazione se Pàdraic non cesserà di irretirlo con le sue continue e puerili richieste di amicizia e non gli “concederà” il tempo di creare la sua musica.
Un conflitto, quello tra i due, a cui prenderanno parte le poche anime residenti sull’isola: dal prete al poliziotto, il tutto sulla eco “lontana” della guerra civile irlandese (giugno ’22- maggio ’23), di cui si odono quotidianamente i colpi di artiglieria provenienti dalla terra ferma. Un richiamo questo all’assurdità di un conflitto scelerato e fratricida (e ai conflitti più in generale), al pari della follia che attanaglia i protagonisti del racconto a causa della decisione di Colm di non voler più intrattenersi con l’amico di sempre. Un’amicizia nata e proseguita in un villaggio in cui la vita è scandita dal lento trascorrere delle giornate secondo ritmi immutabili, uguali a sé stessi, giorno dopo giorno: la cura degli animali e le bevute/sbornie al pub.
Incombente, la presenza di una vecchia, una Banshee – uno spirito femminile, una creatura leggendaria della mitologia irlandese (ma anche scozzese) – che preannuncia sventure ed attende le conseguenze nefaste della disgregazione di un’amicizia (metafora dell’insensatezza dei comportamenti degli uomini) in un “non luogo” dove gli spiriti buoni sono gli animali: un’asinella per Pàdraic e un cane per Colm.
Una spirale distruttiva e auto-distruttiva, dunque, quella che attanaglia gli ex amici, raccontata magistralmente dal regista con accenti tragicomici dal sapore amaro, amarissimo.
Un gran bel film che ci interroga sulle conseguenze delle nostre decisioni. Un invito, quello di McDonagh, a riflettere sui nostri comportamenti, a comprendere che le decisioni negative o dannose non possono che avere conseguenze durature: trascurare gli amici? le persone amate? la famiglia? Il lavoro è la cosa fondamentale? Importa se qualcuno soffre?” queste soltanto alcune delle domande del regista. A noi le risposte.