C’è un passaggio della splendida intervista rilasciata da Norberto Bobbio nel 1985 – e riproposta con grande acume in apertura del sito il 27 dicembre – che mi ha particolarmente colpito. Riferendosi al giudizio dato da Gramsci sull’opera di Machiavelli, Bobbio condivideva il giudizio del grande pensatore sardo sul fatto che Machiavelli avesse avuto a disposizione solo un ‘esercito di parole’ e nessun altro potere.
Oggi l’‘esercito di parole’ di cui noi giornalisti disponiamo sembra avere la stessa impotenza attribuita da Gramsci all’opera di Machiavelli. Questo nonostante le parole di cui disponiamo siano dotate di grande efficacia. Basta rileggere quanto scritto da Beppe Giulietti e Barbara Scaramucci nella stessa pagina che ha ospitato in apertura la storica intervista di Bobbio. Giulietti nel denunciare di nuovo che progressivamente i fascisti non solo modificano strumentalmente l’uso di alcuni termini, ma ora non hanno più remore a tentare di riscrivere la storia del vero erede del PNF che è stato l’MSI. Non da parte di militanti di terzo o quart’ordine, ma da parte di una sottosegretaria del governo Meloni e dello stesso Presidente del Senato. Entrambi insediati dopo aver giurato solennemente fedeltà alla Costituzione antifascista. E se anche le date hanno un loro significato, lo hanno fatto il giorno prima del 75esimo anniversario della promulgazione di quel fondamentale atto su cui è stata costruita la Repubblica Italiana.
Alla denuncia di Giulietti ha fatto da formidabile supporto l’analisi di Barbara Scaramucci sulle politiche di destra e sinistra, su quelle marmellate nelle quali non si riesce più a capire chi mette ciliegie o zucchero, dallo smantellamento dello stato sociale, della sanità e della scuola pubblica, alla massiccia precarizzazione del lavoro, al progressivo abbandono degli aiuti ai diseredati. Chi ha cominciato, chi ha proseguito? Dove è finita la carica ideale che consentiva di scegliere se stare con chi ha già tutto e vuole sempre di più o con chi ha sempre meno? Checché se ne dica, conclude Barbara, c’è un esempio istituzionale, il governo spagnolo, che ha il coraggio di fare quelle scelte. Perché non imparare, perché non ricostruire un percorso che consenta le distinzioni, come avveniva in un passato che si allontana sempre più?
Bobbio, Giulietti, Scaramucci ci spingono a riflettere. Ma basta? E basta limitarsi ad aspettare la prossima scadenza elettorale con il rischio che si ripetano gli errori compiuti l’estate scorsa? L’ ‘esercito di parole’ non basta e non basterà. Occorre iniziare ad organizzarsi perché a chi continua a gran voce a denunciare i rischi non basterà consolarsi con la coscienza di chi potrà affermare ‘io l’avevo detto’. Come continua a suggerire Giulietti occorre organizzare comitati che si impegnino per la difesa pratica dei diritti costituzionali e del valore assoluto del 25 aprile, già attaccato pesantemente da chi preferisce i fiori commemorativi ai cortei d’impegno democratico.
Insomma, per il futuro nostro e delle nuove generazioni appare evidente che l’ ‘esercito della parole’ non basterà da solo a contrastare la preoccupante deriva che le istituzioni stanno prendendo. Il fascismo non sarà più quello del ‘900, ma chissà che dopo le dichiarazioni non diventino operativi gruppi ancor più pericolosi, sdoganati come i loro ideali di riferimento. La speranza è che non trovino più sul loro cammino personaggi come Re Sciaboletta o Luigi Facta e che la vera bandiera insormontabile resterà quella della Costituzione, che deve resistere anche ai tentativi di smantellarla.