No a intercettazioni nel “pacchetto giustizia”

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I partiti che sostengono il governo Monti dovrebbero pensarci dieci volte prima di inserire anche il tema intercettazioni nel “pacchetto-giustizia” al quale sta lavorando il ministro Severino. Dalla vita politica, anche grazie alle intercettazioni, sta emergendo uno scandalo dopo l’altro – poche settimane fa le rivelazioni sul tesoriere della Margherita Lusi, ora il ciclone che ha investito la Lega – e ci vuole un bel coraggio a sostenere che si tratti di indebite intrusioni nella sfera privata. Sono, con clamorosa evidenza, fatti di assoluto rilievo pubblico, che noi giornalisti abbiamo il dovere di raccontare e i cittadini hanno il sacrosanto diritto di conoscere. Se qualcuno, al governo o in Parlamento, progetta oggi di varare una legge più restrittiva sulla pubblicazione delle intercettazioni (magari usandola come “merce di scambio” per nuove norme sulla corruzione o sulla responsabilità civile dei magistrati), dimostra di non aver capito nulla dell’aria di indignazione che tira nel Paese. Il sindacato dei giornalisti chiede alle forze politiche una elementare valutazione di opportunità: accantonino un provvedimento che, ancor più in questa fase, avrebbe il chiaro significato di voler impedire l’uscita di notizie imbarazzanti per questo o quel partito. Siamo sicuri che i cittadini apprezzerebbero il gesto. Altrimenti non ci vorrà molto a riempire di nuovo le piazze. Il bavaglio alla cronaca giudiziaria non è accettabile, neanche se dovesse presentarsi come “bavaglio tecnico”.


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