Con un milione di iscritti e una fittissima rete di circoli (la previsione è di arrivare a 4000 nel 2023) l’Arci si è presentata al congresso iniziato lo scorso giovedì con credenziali di qualità. Infatti, a parte il così consistente dato numerico, il dibattito ha rivelato una notevole evoluzione di tale importante parte dell’universo associativo. Attenzione al sociale, ai migranti, al pluralismo sessuale, all’attività culturale senza gerarchie di importanza: ecco la fisionomia di un mondo che celebra il sessantacinquesimo anno di vita. Tanta acqua è passata da quel 1957, quando l’Arci nacque come luogo di mera ricreazione. Ora è evidente lo sforzo di coniugare culture “basse” e “alte”, con la sfida alle derive in corso in cui tecnocrazie e populismi si sono sposati, costruendo la base di massa su cui si è sviluppata la destra al governo. Di tutto questo ha parlato il presidente uscente Daniele Lorenzi e dentro simili corde si è cimentato il ricco dibattito. Oltre alle forze politiche si sono sentite, infatti, le voci di Acli, Anpi e di altri variegati soggetti associativi. Insomma, si tratta di una realtà fondamentale per costruire una seria alternativa culturale, in grado di rompere omologazioni e tentazioni reazionarie. In simile quadro, Articolo21 ha sottolineato i temi essenziali per la libertà di informazione: una nuova riforma della Rai che immagini un canale gestito direttamente dalle aggregazioni sociali, la lotta contro censure e bavagli attraverso una norma che blocchi le querele temerarie, le iniziative volte a fornire un futuro e rigorose tutele al devastante precariato. Il prossimo 14 dicembre si terrà la manifestazione promossa dalla federazione della stampa cui l’Arci è invitata come protagonista. Inoltre, si sono ricordati i casi inquietanti degli attacchi a Report e al quotidiano “Domani”, nonché la vicenda drammatica di Julian Assange su cui incombe una condanna a 175 anni di carcere per avere svelato i crimini delle guerre in Iraq e in Afghanistan. Giorgia Meloni ritirerà le querele o sceglierà di tenersi il comodo abito della propagandista? L’Arci è un riferimento cruciale per la grande mobilitazione cognitiva urgente e moralmente necessaria. Per risvegliare l’intelligenza collettiva e la coscienza democratica.