La vicenda del processo per diffamazione a carico del direttore de Il Domani Stefano Feltri e del giornalista Emiliano Fittipaldi, incardinato in base ad una querela del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stata al centro della riunione settimanale di Articolo 21 di questa mattina, aperta da un intervento del Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che ha sottolineato la necessità “non più rinviabile di portare il caso Italia all’attenzione del Parlamento Europeo che già mantiene alta l’attenzione sul nostro Paese e sulla deriva antidemocratica nei rapporti tra politica e informazione, ma serve sottolineare oltremodo ciò che è avvenuto nelle ultime settimane e mi riferisco al processo a Saviano, al caso de Il Domani, alla vicenda di Report e potrei, purtroppo continuare”. Alla riunione sono intervenuti anche lo stesso direttore del Domani, Stefano Feltri, la segretaria del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Paola Spadari, il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, e Anna Del Freo dell’Efj.
Feltri ha ricostruito l’antefatto del processo e della querela di Giorgia Meloni (presentata quando era solo un parlamentare) legata ad un articolo di cronaca giudiziaria circa le raccomandazioni per le forniture sanitarie delle mascherine e di cui il Domani ha parlato in riferimento a tutti i partiti, comunque sulla base di atti giudiziari. Viene, nello specifico, invocata la diffamazione circa l’uso del termine “raccomandazione”. Il direttore Feltri ha sottolineato come ci sia bisogno di far passare il messaggio della pericolosità dei bavagli ai giornalisti, non solo per i giornalisti ma per l’impatto che c’è sulla libertà dei cittadini di essere informati. Oggi pomeriggio una delegazione di Fnsi e Usigrai si è recata presso la redazione del Domani in segno di solidarietà, come annunciato questa mattina nel corso della riunione settimanale di Articolo 21. Il segretario della Fnsi, Lorusso, nel suo intervento ha ricordato che sono state “ripresentate le proposte di legge tese a modificare l’articolo 595 del codice penale e che prevedono la condanna dell’autore di querele temerarie per una quota di quanto richiesto al giornalista, oltre alle spese legali; è stata altresì ripresentata la proposta volta a cancellare il carcere per i giornalisti e non possiamo dimenticare che a pesare nei processi per diffamazione è anche la durata degli stessi, eccessiva e a sua volta penalizzante per i tanti colleghi coinvolti; mi pare non più rinviabile una grande manifestazione di piazza; ne abbiamo fatte tante altre ma i fatti degli ultimi giorni impongono una ripetizione”. Per Paola Spadari “siamo di fronte ad un peggioramento complessivo della libertà di stampa in Italia e la mobilitazione dei soli giornalisti forse non basta più; è necessario che tutti i cittadini sappiano cosa c’è in ballo e a questo punto speriamo davvero che la prossima Direttiva comunitaria possa incidere sulle decisioni del parlamento Italiano, che, inutile negarlo, è l’ostacolo alle modifiche che auspichiamo da anni in materia di querele temerarie”. Anna del Freo di Efj (il sindacato europeo dei giornalisti) ha riferito ai partecipanti alla riunione che “in Europa conoscono e monitorano la situazione italiana, ma dopo ciò cui stiamo assistendo nelle ultime settimane è importante ‘aggiornare’ il dossier Italia e chiedere interventi a tutela dei cronisti italiani, soprattutto di quelli che seguono la giudiziaria”. Per Daniele Macheda “è in gioco la tenuta democratica dell’Italia e la solidarietà al Domani non riguarda solo Il Domani e la redazione, il che è dovuto, bensì in generale la tutela dell’informazione e dei giornalisti più fragili, i precari, i collaboratori di testate piccole, per questo noi ci saremo sempre e siamo pronti a scendere in piazza”.
(Nella foto la manifestazione contro le querele bavaglio del novembre del 2016, organizzata da Articolo 21 e Fnsi)