L’analisi del programma di un governo di inizio legislatura – soprattutto se ambizioso e del tutto nuovo rispetto ai predecessori – trova qualche possibilità di concretezza solo se incentrata su obiettivi realizzabili integralmente all’interno della comunità politica, senza contributi esterni. Nel discorso di Giorgia Meloni, praticamente solo lo slancio presidenzialista: pertanto, il superamento del sistema istituzionale disegnato dai padri costituenti. Il sistema parlamentare fu scelto per essere il più tetragono al prevalere del governo sul resto del sistema costituzionale. La sostituzione del sistema parlamentare con uno dei sistemi presidenziali, quale che sia, è obiettivo che non prevede la collaborazione di soggetti esterni alla comunità politica e parlamentare: a meno che non si voglia considerare estraneo il popolo sovrano . Molto altro non c’è, nella comunicazione del capo del capo del governo, di endogeno. Tranne l’impegno a rovesciare, nel caso nefasto di una reviviscenza della pandemia, la politica dei nostri governi. Confermato dai primi atti operativi che stanno arrivando.
Lo citiamo con autentico sgomento, memori delle troppe ambiguità di buona parte dell’attuale coalizione sul tema. Ambiguità spinte fino a vellicare le pulsioni negazioniste pur di contrastare gli sforzi determinanti dei nostri esecutivi. Con una appendice davvero inquietante: la volontà di promuovere un’inchiesta parlamentare sulla gestione del tema. Inquietante per il risvolto assunto oggi dall’istituto dell’inchiesta: unica, tra le funzioni parlamentari deperite o sparite – lo vedremo piu avanti – a essere divenuta strumento prediletto, per le sue potenzialità intimidatorie, di maggioranze proterve per autentici regolamenti di conti con le opposizioni.
Un dettaglio: la funzione inquirente nasce, nei parlamenti democratici, come strumento di conoscenza e autotutela delle opposizioni. Una inchiesta preannunciata con bersagli incorporati, con una maggioranza che si accolla i poteri degli inquirenti giudiziari, produce una impressione pressoché definitiva sul nuovo governo. A testimonianza di questa inquietante involuzione, bastano la memoria e alcuni nomi: Telekom Serbia, Igor Marini, e alcune iniziative più recenti in materia bancaria. Nulla, ovviamente, contro i sistemi presidenziali, a una condizione (che vale per qualsiasi ritocco costituzionale): diventino chiare le idee sul tipo di presidenzialismo. Idee ad oggi confuse,oscillanti tra semplice elezione diretta e potere di governo. Ma, soprattutto, i sistemi presidenziali diventano addirittura pericolosi per la democrazia se non poggiano su solidissime basi quanto a distribuzione e separazione del potere, dei poteri: concetto non sempre chiaro alle nostre forze politiche, quando paiono vagheggiare pienezza di poteri e altro. Diamo un’occhiata all’involuzione del sistema nordamericano: in quattro brevi anni di presidenza trumpiana, culminati in un grossolano e spaventoso tentativo di colpo di Stato. E tutt’ora ingiudicato e impunito: proprio per l’uso dei poteri presidenziali consentito da quel sistema e praticati dal presidente Trump . E per una conseguente possibile ambiguità dello stesso concetto di atlantismo. Ma anche al vicino (agli Usa) Brasile, nel quale un nuovo mandato di Bolsonaro poteva essere esiziale.
E giriamo un po’ per il mondo, Europa compresa, dove ci si rassicura chiamando democrature le vecchie democrazie che hanno già tagliato i ponti con il passato. Venendo a noi: il nostro sistema è potentemente parlamentare sulla lettera della Costituzione. Intatta, sul punto, dal 1948. Passando dalla lettera alla pratica, le funzioni tipiche e indefettibili delle Camere sono nei fatti o espropriate dal governo o deperite, se non scomparse. Eccezion fatta per la concessione della fiducia, atto strumentale all’attività di governo. Il procedimento legislativo, funzione regina delle Camere, è in mano alle Camere sempre che e fino al momento in cui il governo non ritenga di comporre da sé i testi delle leggi, di comprimerli in un unico articolo, e di non lasciarli nemmeno votare nel merito dalla Camere. Che si accontentino di un voto di fiducia, che ribadisca la soggezione al governo.
Le altre funzioni parlamentari (sindacato ispettivo, controllo e indirizzo), con la cupa e citata eccezione della funzione di inchiesta, o sono deperite o desuete. Per le finalità di questa analisi, la sintesi è fin troppo ampia, e andrà approfondita semmai autonomamente. Preliminare e necessaria alla stessa proposta di conversione presidenzialista del sistema, è quindi la doverosa analisi della divaricazione tra Costituzione formale e materiale: divaricazione che rasenta la dichiarazione di incostituzionalità della seconda. Più che un paradosso, quasi un ossimoro. Se ne renderanno conto i nostri presidenzialisti? E, quantomeno, i nostri partiti di derivazione costituzionale ?
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Fonte: https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2022/11/04/news/trappola_presidenziale-12217731/