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Teatro dentro le mura: un varco verso una società inclusiva al Festival del Teatro Akropolis di Genova

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Giovedì 3 novembre dalle ore 15 alle ore 17.30 nell’Auditorium Ex Manifattura Tabacchi di via Bottino 6 a Sestri Ponente (Genova) nell’ambito del Festival Testimonianze Ricerca Azione del Teatro Akropolis su invito dei direttori artistici del Teatro Akropolis Clemente Tafuri e David Beronio si svolgerà la presentazione della tesi Teatro dentro le mura, un varco verso una società inclusiva, alla presentazione degli studenti del Liceo artistico statale Klee Nicolò Barabino delle classi 3 e 4 accompagnati dalle professoresse Claudia Campanella e Barbara Mignone. L’autore Roberto Rinaldi dialogherà con Vincenzo Fagone ex detenuto attore della Compagnia della Fortezza che testimonierà la sua esperienza vissuta nella Casa Circondariale di Volterra.

Università degli Studi di Padova Corso di Alta Formazione Dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia applicata (FISPPA) “La passione per la verità. Come informare promuovendo una società inclusiva” Anno accademico 2020/21 in collaborazione con la Federazione Nazionale della Stampa, Sindacato Giornalisti del Veneto,Trentino Alto Adige, Associazione Articolo 21.

Abstract

Varcare l’ingresso di un carcere per assistere ad uno spettacolo teatrale è un’azione che comporta un’assunzione di responsabilità che si riflette sullo spettatore in relazione ai detenuti – attori. Non si tratta solo di esercitare la semplice responsabilità da spettatore ma anche e, soprattutto, come cittadino che si deve confrontare con persone in regime di detenzione superando ogni forma di pregiudizio e /o stereotipo. «(…) Un tipo di teatro fondato sull’ascolto dei luoghi in cui opera, sulle biografie delle persone coinvolte, sulla reinvenzione continua dei linguaggi della scena, secondo i limiti delle strutture e dalle condizioni eccezionali di questa particolare forma di lavoro teatrale. Spesso i limiti sono diventati armi vincenti (…)». L’articolo 47 della Costituzione italiana prevede che «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».


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