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Il gioco come inno alla vita nel “Sogno di una notte di mezza estate” al Teatro Carcano di Milano

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Sogno di una notte di mezza estate, con la regia di Matteo Chiodi e Angela Demattè, è un viaggio alla riscoperta dell’infanzia, un vero e proprio inno al gioco in cui l’aspetto dionisiaco della commedia emerge in maniera potente e cacofonica. A questo proposito vengono introdotte fin dall’inizio una serie di canzoni popolari e ninnenanne che sembrano rievocare la dimensione irrazionale e ludica tipica dell’infanzia.
Lo spettacolo si svolge in un parco giochi dove quattordici attori si rincorrono, un po’ ubriachi e un po’ stregati, allo scopo di evocare Eros. Il cerchio è un elemento fondamentale, il cerchio che sul palcoscenico è fisicamente presente nella forma di una giostra, il cerchio che rappresenta la vita, le stagioni e il trionfo della natura sulla morte, un cerchio che dev’essere completato dall’unione di due poli complementari attraverso un matrimonio.
La storia ha inizio con Teseo, duca di Atene che deve sposare Ippolita, regina delle amazzoni, e per questo motivo proclama giorni di riti e feste. Bottom e altri artigiani, per l’occasione, decidono di mettere in scena la storia di Piramo e Tisbe recandosi nel bosco per le prove. Lì ci sono anche Lisandro ed Ermia, che si amano e stanno fuggendo da Atene perché il padre di lei vorrebbe darla in sposa a Demetrio; quest’ultimo insegue la coppia di amanti rincorso a sua volta da Elena, di lui perdutamente innamorata. Oberon, il re delle fate, e Puck, il folletto al suo servizio, si divertono confondendo gli amori dei quattro giovani e spingendo Titania, sposa di Oberon, verso un’arcaica passione. Amanti, artigiani e creature fantastiche mischiano così, nel bosco, i loro mondi. La trama di equivoci, litigi e confusione si scioglie quando il re Oberon riesce a dissipare tutti gli incanti. Dopo aver rintracciato gli innamorati, il duca Teseo ufficializza le unioni secondo i sentimenti.

Il trionfo dell’Eros è dunque la condizione necessaria affinché la vita continui e il suo ciclo possa perpetrarsi all’infinito; ciò che spinge l’uomo in quella direzione è una creatività ludica e infantile, che, come nel celeberrimo testo della Ninnananna fa si che ogni creatura trovi alla fine il proprio posto e il maschile si congiunga con il femminile, attraverso un viaggio iniziatico, così da raggiungere finalmente l’equilibrio.
Quella del Sogno non è una trama semplice, a un primo sguardo essa può apparire molto distante dalla sensibilità del pubblico contemporaneo, tuttavia, in questo caso, un sapiente lavoro di traduzione poetica ed eccellenti prove attoriali hanno saputo dar prova di quanto la forza di un simile testo sia in realtà immune al passare del tempo.

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

di William Shakespeare
traduzione e adattamento Angela Dematté
regia Andrea Chiodi
con (in ordine alfabetico) Giuseppe Aceto, Alfonso De Vreese, Giulia Heathfield Di Renzi, Caterina Filograno, Igor Horvat, Jonathan Lazzini, Sebastian Luque Herrera, Alberto Marcello, Marco Mavaracchio, Cristiano Moioli, Alberto Pirazzini, Emilia Tiburzi, Anahì Traversi, Beatrice Verzotti
scene Guido Buganza
costumi Ilaria Ariemme
musiche Zeno Gabaglio
disegno luci Pierfranco Sofia
coaching Tindaro Granata
assistente alla regia Walter Rizzuto
assistente alla drammaturgia Gianluca Madaschi
scene realizzate dal Laboratorio di Scenografia “Bruno Colombo e Leonardo Ricchelli” del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
macchineria scenica realizzata da Studio Cromo
costumi realizzati presso la Compagnia Italiana della Moda e del Costume
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con CTB – Centro Teatrale Bresciano, Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona
partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco

Il gioco come inno alla vita nel “Sogno di una notte di mezza estate” al Teatro Carcano di Milano


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