Un’attrice dovrebbe essere abituata a non lasciarsi travolgere dall’emozione quando recita un pezzo particolarmente toccante. Ma quando succede vuol dire che quel racconto è tagliente, smuove le viscere, sgretola le maschere. È successo sabato a Milano alla prima manifestazione contro il governo Meloni quando Camilla Violante Scheller ha letto un testo scritto da una donna che ha deciso di abortire: la freddezza dell’accoglienza di medici e infermiere, quei rimproveri per “non essere stata attenta”, la solitudine del letto d’ospedale, con quel macigno che pesa sulla sua testa…
La manifestazione era stata convocata da “i Sentinelli”, un’associazione laica molto presente nelle battaglie sui diritti civili. La piazza era una di quelle sacre per la Milano antifascista: Piazza Fontana. Che per l’occasione era piena a metà.
L’aborto, anzi il diritto all’aborto, è stato uno dei due chiodi su cui la piazza ha insistito: dal camioncino trasformato in palco ha preso parola la ginecologa Alessandra Kustermann, instancabile combattente per il diritto all’aborto in un mare di obiettori di coscienza. “Non ho mai invitato una donna a interrompere una gravidanza, le ho sempre aiutate a scegliere”, ha detto.
L’altro chiodo della protesta milanese è l’esistenza delle persone LGBTQ+. Proprio così: esistenza, perché Meloni and Co. in diverse occasioni le hanno definite “schifezze”, anomalie, negando implicitamente il loro diritto ad esprimere la propria condizione.
La manifestazione antigovernativa de “i Sentinelli” è stata decisa – come ha spiegato il suo leader Luca Paladini – pochi giorni fa, quando sono stati eletti Fontana e La Russa. “Qualcuno ci ha detto di aspettare le prime mosse del Governo – ha detto ancora – ma basta conoscere le loro biografie, sapere cosa hanno detto, vedere come hanno cambiato i nomi dei Ministeri per capire dove si va a parare”.
Dal camion/palchetto ha parlato anche Claudia Pinelli, la figlia di Pino, suicidato alla Questura di Milano e, occorre ricordarlo, linciato dai giornali mainstream dell’epoca; e lo scrittore maliano Soumaila Diawara, ora rifugiato in Italia.
Fin qui la cronaca. Il colpo d’occhio era, appunto, di una piazza piena a metà. La velocità nella convocazione, l’assenza dell’opposizione partitica, mettiamoci pure il fatto che il Governo Meloni è in carica da poche ore rendono il risultato incoraggiante. Ma quella metà mancante è un chiaro segnale: i soggetti meno tutelati – le persone LGBTQ+, ad esempio – sono abituate a scendere in piazza per i loro diritti, ma non riescono a sfondare nell’universo degli altri diritti messi in pericolo. È perfino banale dirlo ma o diritti sono di tutti o sono privilegi: la crisi economica e una martellante campagna contro la “sinistra ZTL” stanno spingendo molte persone a credere che i diritti dei gay vengano dopo quelli sociali, che l’attenzione per l’ambiente sia snob, che salvare qualche centinaio di persone in mezzo al mare faccia aumentare le tasse. Non è un limite de “i Sentinelli” che hanno al contrario avuto il merito di cercare questo link fra diritti civili e sociali, ma è innegabile che questa sarà l’unica strada possibile per evitare che il governo Meloni faccia strage di diritti con il consenso popolare.