Ai tanti colleghi che dibattono da mesi su quale sarà il vero volto politico di Giorgia Meloni una volta giunta al potere, cioè adesso, molti di noi già hanno risposto e stanno in queste ore rispondendo che non c’è mai stata discussione su cosa voglia fare la Meloni e con quali idee si appresti a trasformare l’Italia nella Polonia del Mediterraneo. La Meloni fa un governo di destra-destra. Non c’era altrimenti alcun obbligo di scegliere due esponenti estremisti della sua maggioranza per le due più alte cariche istituzionali dello stato. E invece no: al Senato il vecchio fascista dichiarato, di lungo corso e di tante conoscenze politiche, che doveva esattamente recitare lo spartito assegnato ,comprendente i fiori bianchi e l’abbraccio a Liliana Segre e la citazione delle feste nazionale inevitabilmente antifasciste abbinate ad una fantomatica data di inizio del regno d’Italia. Sarebbe da ridere, se non fosse tragico. Il discorso della Segre ci ha dato forza per sopportare il prosieguo.
Ma alla Camera, paradossalmente, siamo oltre. Il presidente della Camera, che ignobilmente un giornale loro supporter tenta di definire quasi come un martire del cattolicesimo, è il personaggio politico più a destra in Italia in materia di oscurantismo religioso (siamo oltre la croce di Vandea esibita sempre alla Camera da Irene Pivetti), grande ammiratore del vescovo scomunicato Marcel Lefevre, ben noto per la dottrina ultraconservatrice e la battaglia contro le riforme del Concilio Ecumenico Vaticano II. I suoi messaggi sui social degli ultimi anni sono chiarissimi e consultabili: ritorno alla famiglia naturale intesa come padre madre e figli nessuna possibilità di divorzio, ritenuto come l’aborto uno strumento per distruggere la civiltà occidentale. Il richiamo al Papa è una furba nube di fumo per distrarre dalla ricostruzione della sua vera posizione. Contrario ad ogni forma di contraccezione e alle unioni civili e soprattutto agguerrito e violento nel linguaggio nei confronti degli omosessuali, dei genitori dello stesso sesso, dei transgender, ha affermato che la Russia di Kyril e di Putin è un esempio di come ripristinare l’ordine naturale delle cose che l’Occidente sta smarrendo. Ha attaccato duramente la legge Mancino che punisce le discriminazioni razziali e ha ripetuti contatti con i gruppi ultrafascisti greci di Alba dorata.
Questo signore è Lorenzo Fontana deputato della Lega che, come Ignazio La Russa presidente del Senato, io non riconosco come presidenti del mio Parlamento. Con una motivazione oggettiva: siedono al secondo e al terzo posto delle istituzioni non riconoscendo nei fatti e nei comportamenti la costituzione repubblicana.
E a chi vedeva nei discorsi della Meloni aria di cambiamento e preconizzava abbandono dello stile comizio per Vox, ripudio dei vecchi arnesi della destra, lei sta rispondendo con riconosciuta sincerità: i peggiori stanno con noi e noi li mettiamo ai primi posti dello stato.
Le opposizioni, giustamente derubricate da Bersani in “minoranze” hanno esordito vendendosi per consentire la presidenza di La Russa. C’è altro da aggiungere?
Non perdiamo tempo, partiamo dalle manifestazioni per la pace, stringiamo quante più alleanze possibili con tutte le organizzazioni allarmate come noi dai fatti in corso e avviamo una serie continua anche di piccoli eventi per radunare persone che ormai non ascoltano più nessun politico e ragionare con loro, capire come possano inserirsi di nuovo nella società, capire noi che tipo di aiuto possiamo dare e al tempo stesso combattere con i nostri mezzi, che poi sono le parole, su tutti i media che siamo in grado di raggiungere e infine torniamo tanto nelle piazze, a ogni attacco ai diritti, ai deboli, alle leggi base della nostra vita civile, un fiume di persone in piazza e tutti, tutti compriamoci una costituzione da tenere in mano, in tasca, nella borsa, sempre.
(Nella foto la senatrice Liliana Segre)