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Il Conte del Sud da solo al voto

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Strano paese l’Italia. Ora c’è il Conte del Sud. I cinquestelle di Conte hanno preso la metà dei voti di quelli conquistati quattro anni fa, eppure i giornali parlano di vittoria. Nelle elezioni politiche del 25 settembre hanno incassato poco più del 15% dei voti contro oltre il 32% del 2018.

Giuseppe Conte sprizza gioia: «La rimonta è stata significativa. Siamo la terza forza politica e quindi abbiamo una grande responsabilità». Il presidente del M5S, incredibile a dirsi, è soddisfatto del terzo posto in classifica (dopo Fratelli d’Italia e il Pd) mentre quattro anni fa era il primo. Ma la spiegazione c’è.

Negli ultimi anni i grillini avevano registrato solo disfatte nelle elezioni amministrative, secondo alcuni sondaggi correvano persino il rischio di stare appena sopra il 10% nelle consultazioni politiche. Di qui l’esultanza di Conte. L’ex presidente del Consiglio se l’è sudata. Ha affrontato una campagna elettorale praticamente da solo: senza Luigi Di Maio (artefice di una scissione), senza Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio (usciti per protesta contro la scelta di entrare del governo Draghi), senza Beppe Grillo (non ha detto una parola durante lo scontro elettorale).

Conte invece, eletto da pochi mesi alla guida del Movimento allo sbando, è andato a tutto gas: comizi, incontri, riunioni, interviste, interventi sui social network. Ha puntato sul reddito di cittadinanza e sul sud Italia. Ha promesso una dura battaglia per mantenere, anzi per potenziare il reddito di cittadinanza. Ha annunciato la «guerra civile» a chi, come Giorgia Meloni, voleva abolirlo. Ha perso al Nord e al Centro, ma ha vinto al Sud dove la crisi economica e la povertà sono realtà più drammatiche. Il M5S targato Conte ha preso la metà dei voti di quello a propulsione Grillo-Di Maio, ma ha salvato il Movimento dal totale disfacimento.

Di qui l’esultanza di Conte: «Il Movimento 5 Stelle è il primo partito del Sud…Difenderemo tutte le nostre battaglie e conquiste». Non è esattamente così ma certamente i grillini in alcuni casi sono il primo partito nel Mezzogiorno: in Campania, ad esempio, sono la prima forza politica con circa il 35% dei voti (salgono al 40% a Napoli).

Adesso Conte si prepara a una dura battaglia di opposizione al futuro governo di centro-destra egemonizzato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. L’obiettivo, in particolare, è difendere il reddito di cittadinanza. La strategia è di diventare il vero partito di opposizione, scavalcando il centro-sinistra a guida Pd. Il Conte del Sud è pronto alla nuova battaglia.

Giuseppe Conte ha vestito i panni populisti e sovranisti nel suo primo governo con la Lega, ha indossato quelli riformisti nell’esecutivo con il Pd, ha rimesso gli abiti populisti e anti élite innescando la caduta del ministero Draghi. Adesso sembra vestire la tuta operaista lanciandosi in battaglie progressiste. Dopo aver perso i voti di destra verso Fratelli d’Italia ora l’intento sembra quello di sottrarre altri consensi di sinistra al Pd in crisi, in cerca di un nuovo segretario al posto dello sconfitto Letta.

Conte del Sud è sempre più saldo alla guida del M5S, sono scomparse le contestazioni, gli attacchi di un tempo di Grillo. La rifondazione dei cinquestelle promessa dall’ex presidente del Consiglio sembra funzionare. Forse i pentastellati potrebbero trasformarsi in una forza localistica del Sud, come una volta nel settentrione era la Lega Nord. Ma se riuscisse questo progetto, addio all’idea di una forza rivoluzionaria nazionale. Grillo, silenzioso durante la campagna elettorale, è tornato a far sentire la sua voce dopo il 15% conquistato alle politiche da Conte: «Viva il Movimento 5 Stelle».


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