Corrono le giornate della micro campagna elettorale delle “parlamentarie”. A Roma si vota domenica 30 dicembre, con lo stesso elettorato attivo delle primarie per il candidato premier, cui ovviamente vanno aggiunti gli iscritti al Partito democratico. In pochi giorni, con le feste natalizie di mezzo, è difficile – per chi si è occupato fino all’ultimo di emendamenti per l’editoria, gli insegnanti ‘inidonei’, il tax credit e il tax shelter, il Fondo per lo spettacolo e quello per l’università, i beni culturali, i conservatori e le accademie di belle arti (si è ottenuta l’equipollenza dei titoli per gli studenti), e così via – competere sul territorio. Beninteso, sono un vecchio fautore delle primarie e della democrazia partecipata. E credo nell’organizzazione diffusa della politica, quella buona. Tuttavia, ho avuto la netta impressione che proprio i circoli siano poco stati investiti come tali della scadenza e neppure si è in grado di chiedere confronti nelle diverse situazioni. Del resto, con la ristrettezza dei tempi e con la vigenza del ‘porcellum’ non si poteva fare diversamente. Però, vorrei essere certo che la lista delle candidate e dei candidati sia girata in maniera capillare.
In rete c’è il programma che propongo. Mi ripresento per la terza legislatura (ovviamente l’ultima) per poter provare a realizzare le riforme che come ‘Articolo 21’ abbiamo mille volte lanciato: conflitto di interessi, normativa antitrust, rilancio del servizio pubblico come bene comune indipendente dai partiti e dai poteri forti, lotta al precariato. Non solo. All’inizio della legislatura presenterò, se eletto, una proposta per ridurre l’emolumento dei parlamentari del 25%. Quest’ultima non è retorica. E’ un piccolo segno di avvicinamento ai drammi delle tante nuove, inedite povertà. E, sempre se eletto, cercherò di essere un parlamentare 4.0.