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D’un Rêve di Salia Sanou a TorinoDanza Festival 22

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Il Festival Torinodanza inaugura la nuova stagione il 9 settembre con lo spettacolo Vessel di Jamien Jalet e Kohei Nawa, un’ideazione visionaria a quattro mani che mette in scena forme plastiche e creature astratte.
Il secondo appuntamento ci propone un cambio radicale di visione, con D’un Rêve di Salia Sanou, una produzione della Compagnia Mouvements perpétuels in coproduzione tra il Burkina Faso e la Francia.
Mentre nel primo spettacolo si attraversa la decadenza umana e l’autodistruzione del mondo, in questa produzione, Sanou racconta l’affermazione del suo popolo e della cultura africana con grande energia, costruendo il suo palinsesto sui diritti civili.
Come artista è impegnato nell’indagare temi sociali come l’esilio e la discriminazione: il titolo è ispirato da I have a dream di Martin Luther King .

La prima scena lascia subito il segno della direzione di questo spettacolo, con un manto di cotone candido che ricopre tutto il palcoscenico e grandi ceste per la raccolta; il gruppo che avanza e cammina all’interno di questo tappeto soffice, ci parla con voci e corpi tutti diversi, in cui il pubblico può identificarsi, lontano dalle icone delle compagnie filiformi e ascetiche che siamo abituati a vedere sui palchi della danza contemporanea.
Questi corpi in scena sono eterogenei, non rispondono a canoni di magrezza o virtuosismo, sono carnali e comunicativi, esprimono individualità.
Lo stereotipo dell’immagine della donna bianca occidentale, soprattutto italiana, così rigorosamente dettato dalle leggi di magrezza, giovinezza e look, appassisce di fianco a queste divinità femminili, piene di colore, personalità, femminilità, energia.

ph. Philippe Laurent

Le quattro voci che armonizzano lo spettacolo sono quattro icone di diversità che si esprimono con talento e creatività. Conducono il pubblico in quella che è la storia dell’affermazione di una cultura, partendo da  A change is gonna come di Sam Cooke del 1963, intercalando le  parole di George Floyd, ucciso dalla polizia a Minneapolis nel 2020, a cui seguì il movimento di protesta Black Lives Matter. Il messaggio continua con We shall overcome, di Pete Seeger, poi portato in auge da Joan Baez sempre nel 1963, che è stato prima cantato dalle donne afroamericane negli scioperi del ’43 contro l’American Tabacco Company.
Inizia quindi un tributo musicale che sottolinea la nascita del blues, del jazz, con le canzoni dei grandi artisti che hanno segnato l’inizio della black music, con la musica dagli anni ’30 in poi che ha dato vita al cambiamento dell’immagine della comunità nera nel mondo.
Il corpo segue questo crescendo ritmico, con incursioni nella musica etnica e brani in lingue lontane dal suono e dal movimento rituale, con lo stile della danza afro e afro-contemporanea, con un linguaggio gestuale preciso. Lo studio del movimento corale, se pur coreografico, mantiene peculiarità individuali: Sanou nella costruzione lascia spazio all’interpretazione personale dei danzatori e non ricerca perfezione stilistica. Quando lavora in formazione unita e precisa, con simbolismo lento e curato, ci riporta alla fierezza del cammino di un popolo che guadagna la sua affermazione, nessun vittimismo ma un’alterità resistente.
L’ultimo quadro si chiude con una disco anni ’70 fatta di luci e sound, con James Brown e il suo Get Up (I Feel like Being a) Sex Machine, la compagnia gioca, coinvolge, fa ballare e vibrare il pubblico con empatia e divertimento. Il pubblico felice tributa a questa onda energetica un caloroso applauso che sembra non voler finire mai.
Forse questo era l’obiettivo di Sanou, realizzare un sogno che sia la partecipazione attiva di tutti, non discriminante, non divisiva, non estetica, non giudicante: solamente comunanza.
Chissà quante persone, vedendo questo spettacolo, manterranno fede ai concetti di rispetto ed eguaglianza che hanno condiviso per un’ora, comprendendo che la cultura afro non esiste solo per divertirci e intrattenerci con l’energia e la vitalità che la contraddistinguono, nella canzone, nella danza, nella musica, ma che, come tutte le culture, non deve dimostrare né rivendicare niente: è perfetta così, nella sua meravigliosa unicità.

 

TorinoDanza Festival 2022 – Fonderie Limone Moncalieri
13 settembre | Prima nazionale
SALIA SANOU (Burkina Faso/Francia)
D’UN RÊVE
ideazione e coreografia Salia Sanou
con Lydie Alberto, Milane Cathala-Difabrizio, Ousséni Dabaré, Ange Fandoh, Virgine Hombel,
Kevin Charlemagne Kabore, Dominique Magloire, Elithia Rabenjamina, Marius Sawadogo, Akeem Washko, Siham Falhoune, Ida Faho
musiche Lokua Kanza
testi Capitaine Alexandre e Gaël Faye
video Gaël Bonnefon
scenografia Mathieu Lorry-Dupuy
luci Marie-Christine Soma
costumi Mathilde Possoz
Compagnie Mouvements perpétuels


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