Si è svolta oggi davanti l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran una manifestazione di protesta contro il regime iraniano. La protesta nasce a seguito delle repressioni delle autorità iraniane contro i dissidenti che protestano ormai da oltre una settimana. La scintilla delle proteste è nata a seguito della morte delle giovane ventiduenne Mahsa Amini uccisa dalla polizia morale dopo l’arresto poiché indossava il velo islamico in modo inappropriato.
La manifestazione di oggi, che non aveva alcun colore politico, ha visto per la maggior parte la presenza di ragazzi e ragazze iraniane residenti in Italia. Molti di loro sono studenti, altri vivono da anni nel nostro paese.
Alcuni indossavano la mascherina utilizzata durante il periodo covid per non essere riconosciuti. Tantissimi cartelli con l’immagine di Mahsa, ma anche tanti con la scritta ‘Donna vita libertà’.
Tra i numerosi slogan si poteva ascoltare ‘morte al dittatore’ riferito alla Guida Suprema Kamenei e ‘morte al regime’. Il momento più commovente della manifestazione è stato quando tutti insieme i ragazzi hanno cantato Bella Ciao in persiano.
Al termine della manifestazione alcuni di loro muniti di forbici hanno tagliato i propri capelli in segno di protesta, mentre alcune donne hanno dato fuoco all’hijab.
Ha partecipato alla manifestazione anche il Presidente della Federazione della Stampa Italiana Beppe Giulietti accolto da un sentito applauso da parte di tutti i giovani manifestanti che ben hanno apprezzato la solidarietà mostrata.
Giulietti, dopo aver preso la parola, ha sottolineato l’importanza dei mezzi di comunicazione in questo particolare momento di tensione in Iran. Ha chiesto a tutte le testate anche quelle online di mettere a disposizione il proprio spazio per chi oggi non ha voce. “Noi dobbiamo fare da amplificatore a chi oggi è oscurato” ha detto.
Il riferimento non era solo all’Iran ma anche a quei paesi in cui la libertà di informazione è violata come la Russia, la Bielorussia, la Turchia.
La situazione in Iran continua ad essere molto critica. Ormai in quasi tutte le città iraniane si riscontrano numerose proteste antigovernative che vengono sedate con una forte repressione.
Oltre all’arresto di un folto gruppo di manifestanti, i rapporti affermano che è iniziata anche un’ondata di arresti di attivisti civili e politici, che negli ultimi due giorni ha preso di mira più di giornalisti e studenti.
Tra i giornalisti finora è stato pubblicato il resoconto dell’arresto di Niloofar Hamedi, Elaha Mohammadi, Yalda Moayeri, Fatima Rajabi, Masoud Kurpur, Rouhollah Nakhayi, Alireza Khobhakht e Mojtaba Rahimi.
Altri rapporti affermano che anche Mahnaz Mohammadi è stato arrestata durante una manifestazione a Teheran. La signora Mohammadi è una documentarista che ha creato opere ammirevoli sulla violazione dei diritti delle donne in Iran.
Tra gli arrestati si vedono anche i nomi di alcuni attivisti civili e politici. Fatemeh Sepehri, Majid Tavakoli, Mohammad Reza Jalaipur, Hoda e Zahra Tohidi (ex membri dell’Unity Solidarity Office), Alireza Khbhakht, Khaled Hosseini (attivista sindacale a Sanandaj), Hanieh Daimi (sorella di Atena Daimi) e suo marito Hussein Fatihi e Siavash Hayati (portavoce dello Yarsan Civil Activists Advisory Forum e del segretario del Fronte dei curdi uniti (compresi quelli). Ci sono notizie del loro arresto.
Secondo le stime non ufficiali i morti sarebbero oltre centro tra i quali una bambina di dieci anni e una ragazza colpita a morte mentre era sulla strada per andare dal medico.
Il Quartier Generale delle Forze Armate in Iran ha rilasciato una dichiarazione in merito alle recenti proteste ed ha affermato che le forze armate in Iran sono pronte ad affrontare le “cospirazioni del nemico”. La dichiarazione del quartier generale delle forze armate iraniane afferma che queste forze non “permetteranno” di compromettere “la sicurezza e la pace attuali”.
Un giovane studente da Teheran, mi ha scritto “Vi prego aiutateci, loro hanno armi e manganelli, ci sparano contro e noi abbiamo solo le nostre mani per difenderci. Abbiamo una grande volontà di cambiare questo paese. Per questo non molleremo”.
Il regime dunque non ha alcuna intenzione di cedere, allo stesso tempo nemmeno i manifestanti, sono propensi a fare alcun passo indietro. Probabilmente da soli non potranno farcela, per questo serve tutto il supporto possibile anche mediatico per raccontare quello che sta accadendo nel paese, in cui un regime sta massacrando il suo stesso popolo.