L’IRAN CI CHIEDE AIUTO Violenta repressione e blocco di internet. Non possiamo rimanere inermi.

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Sono giorni estremamente difficili per l’Iran. Dalla morte della giovane Mahsa Amini deceduta a causa delle percosse da parte della polizia morale a Teheran, per il velo islamico indossato inappropriatamente, in Iran si è accesa la miccia delle proteste.

Da giorni gran parte della popolazione è scesa nelle strade delle più importanti città iraniane mostrando il dissenso verso il regime. Sono le donne le principali attiviste di questa proteste che potremmo definire come la ‘rivoluzione delle donne iraniane’.

Le vediamo nei video che girano sui social, alcune di loro si tolgono il velo per la strada senza timore, altre per protesta hanno tagliato i loro lunghi capelli ed altre ancora bruciano l’hijab nelle piazza.

Il velo islamico in Iran è obbligatorio dal 1979 e molte donne avevano già provato in passato a dissentire da questo obbligo, protestando pubblicamente con drammatiche conseguenze quali l’arresto e la detenzione.

Oggi invece alle donne si sono uniti, tantissimi uomini stanno supportando questa nuova protesta iraniana. Non si era mai vista dalla Rivoluzione Islamica ad oggi, tanta determinazione e perseveranza. Queste donne non hanno più paura.

In alcuni video si vedono sfidare frontalmente le autorità. Seppur il velo sia stata la motivazione dell’insorgere delle proteste, in Iran si manifesta soprattutto per la mancanza di libertà.

Da quarantaquattro anni il Regime in vigore non ha mai concesso alcuna libertà al suo popolo costringendolo quotidianamente spesso attraverso intimidazioni a divieti ed imposizioni. “Le dittature hanno bisogno di generare, strumentalizzare e alimentare costantemente la paura, è uno strumento per controllare il potere” scrisse Herta Müller premio Nobel per la letteratura.

Proprio per la novità di queste proteste diverse da quelle del 2009 scatenate dopo l’elezione fittizia del Presidente Mohammod Ahmadinejad e ancora diverse da quelle del 2019 quando per il caro vita si scatenarono diverse insurrezioni represse con l’arresto e l’uccisione di 1500 iraniani, qualche ipotesi di cambiamento in Iran si potrebbe presagire.

Anche in queste proteste ci sono vittime al momento sono almeno 8 (ufficiali) ma il numero è destinato a salire.

Con l’illusione di non mostrare al mondo quello che sta avvenendo nella Repubblica Islamica le autorità hanno bloccato i canali social e in generale la rete internet è lentissima. Neanche i vpn, i filtri utilizzati per arginare la censura sono validi in alcune zone.

I video, nonostante tutto, da quel paese riescono ad uscire ugualmente, e soprattutto arriva forte da quel popolo un grido di aiuto che ci chiede di non lascialo solo.

In questo momento hanno estremamente bisogno del nostro supporto. Raccontare quello che sta avvenendo in Iran è un dovere da parte di tutti gli operatori dell’informazione.

Se non aiutiamo almeno mediaticamente quel popolo, saremo complici della carneficina che avverrà a breve. Perchè, se queste proteste non avranno l’esito prefissato, ovvero il rovesciamento del regime, le conseguenze saranno drammatiche. Avremo allora il drammatico numero arrestati, torturati e condannati a morte con l’accusa di aver messo in pericolo la ‘sicurezza del paese’.

Non sappiamo ancora quanto il popolo sia ancora disposto a manifestare, di certo stanno mostrando al mondo un coraggio incredibile che forse lo stesso regime aveva sottovalutato e che forse per la prima volta dalla Rivoluzione sarebbe davvero in grado di mettere a rischio il sistema teocratico iraniano.

In tutto il mondo sono previste manifestazioni in sostegno del popolo iraniano e anche l’Italia farà la sua parte.

Venerdì 23 settembre a Roma dalle 10,00 alle 13,00 ci sarà una commemorazione in ricordo di Mahsa Amini, ma soprattutto sarà un sit in di protesta nei confronti del Regime e in supporto del popolo iraniano che sta manifestando.

L’appuntamento è davanti l’Ambasciana Iraniana di Roma in via Nomentana, 361.

L’invito è rivolto a tutti coloro che hanno a cuore a libertà, e noi come Articolo21 non possiamo mancare.


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