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Venezia, Sgv in piazza contro i ‘bavagli’. L’impegno del procuratore: «Rapporti equilibrati fra procure e cronisti»

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Alla manifestazione promossa da Sindacato e Ordine dei giornalisti anche il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti e colleghi di Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia. Annunciata una circolare sulla comunicazione istituzionale che indichi «buone pratiche da seguire».

Cronisti veneti in piazza, mercoledì 21 settembre 2022, su iniziativa di Sindacato e Ordine dei giornalisti del Veneto, per contestare le distorsioni dell’applicazione del decreto sulla presunzione di innocenza da parte delle procure. Una rappresentanza di oltre cinquanta colleghi guidati da Giuseppe Giulietti, presidente Fnsi, con la segretaria del Sindacato giornalisti Veneto Monica Andolfatto e Giuliano Gargano, presidente dell’Odg regionale, ha incontrato a palazzo Grimani, a Venezia, il procuratore generale Federico Prato per sottoporgli il problema del diritto di cronaca e il dovere di informare in maniera corretta e tempestiva.

«Il 20 e 21 ottobre – ha detto Prato – ci sarà una riunione di tutti i procuratori generali d’Italia per rendere la comunicazione istituzionale la più omogenea possibile su tutto il territorio nazionale». Al procuratore sono stati consegnati un’analisi del decreto Cartabia predisposta dall’esperta di diritto internazionale Marina Castellaneta che dimostra quanto la norma vada ben oltre la direttiva europea di riferimento, imponendo di fatto il bavaglio alla stampa, e il testo dell’esposto presentato nel merito da Fnsi e Ordine alla Commissione europea.

Alla mobilitazione anche rappresentanti dei giornalisti del Trentino Alto Adige, dell’Emilia Romagna, del Friuli Venezia Giulia, dell’associazione Articolo21 e dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa.

Il procuratore Prato ha dichiarato disponibilità al confronto. «La procura generale – ha spiegato – predisporrà una circolare per tutto il distretto veneto, anche per venire incontro alla vostra richiesta e stabilire un rapporto il più possibile omogeneo, indicando buone pratiche da seguire. A tale proposito, appunto, il 20 e 21 ottobre ci sarà una riunione di tutti i procuratori generali d’Italia in Cassazione. E uno dei punti in discussione è proprio la comunicazione istituzionale. Informare sull’andamento delle indagini è un dovere del procuratore, a partire dal concetto di interesse pubblico richiamato anche dalla norma e che noi dovremo cercare di declinare, senza prescindere naturalmente dal dibattito che si svilupperà a Roma, ma anche tenendo conto delle sollecitazioni che arrivano da voi giornalisti».

Un approccio apprezzato da Giulietti. «La notizia data dal procuratore generale di un incontro nazionale è rilevantissima», ha commentato il presidente della Fnsi. «Nella direttiva europea richiamata dal decreto Cartabia – ha rilevato – non c’è alcun riferimento alla valutazione dell’interesse pubblico delle comunicazioni da parte del magistrato. L’Italia è scivolata al 58° posto per la libertà di stampa, a livelli simili a quelli dell’Ungheria soprattutto per le querele bavaglio e per il precariato, con la norma sull’equo compenso che resta inattuata dal 2012. Una volta che il dibattito fra i procuratori avrà definito una bozza di circolare, potrebbe essere utile un confronto con il sindacato e l’Ordine per poter avere una lettura univoca».

Un approccio costruttivo e di dialogo ribadito da Monica Andolfatto, che ha ringraziato il procuratore per l’attenzione e la disponibilità tanto da accettare di scendere tra i manifestanti: «Non siamo qui contro qualcosa o qualcuno, ma per manifestare il nostro malessere e ristabilire un rapporto equilibrato con le procure per informare i cittadini di quanto accade. Mai violato la presunzione d’innocenza, anche perché per correttezza professionale non possiamo certo definire colpevole un indagato».

In linea pure Gargano: «È importante avere un rapporto corretto tra cronisti e procure per non alimentare un mercato di notizie e fonti non verificate che va a scapito della qualità dell’informazione e delle condizioni di lavoro dei giornalisti», ha osservato il presidente dell’Ordine regionale.

@fnsisocial


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