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Un ponte nella storia. Più che una promessa è una favola

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Fin dalla metà del XX secolo, ad ogni elezione usciva la proposta del “Ponte”. Oggi dopo il tradimento, di progetto e proposte, da parte del pavido centro-sinistra, il centro-destra rilancia l’idea, forse perché non ha altro da offrire al sud in abbandono. Ma ancora più fuorviante è l’opinione della Chinnici sulla proposta del Ponte, lei dice no dicendo di sì: “Prima del Ponte c’è ben altro da realizzare”. Ormai è risaputo che il “ben-altrismo” è una malattia riconosciuta della politica, quella politica che non vuole fare nulla di buono, rinviando “sine die” anche l’indispensabile ed urgente. Inoltre porre una inesistente alternativa tra l’”Attraversamento Stabile” ed altre infrastrutture è più che fuorviante, ponendo le premesse di una politica fondata sui ricatti.

Per il Ponte è giunto il momento di ascoltare l’Europa. Basti ricordare che il Ponte è un elemento essenziale del corridoio Palermo-Berlino, che rappresenterebbe l’asse portante dell’economia euro-africana. Ecco che, per l’incredibile asse “Lisbona-Kiev”, si sta realizzando un’opera inutile e dannosa come il TAV Torino-Lione. Un’opera  che costerà circa dieci miliardi  (€. 10.000.000.000) con benefici dichiarati inferiori al miliardo. Nella “Analisi Costi/Benefici” una perdita netta di nove miliardi. Per un’opera indispensabile come il Ponte sullo Stretto non si trovano le molto minori risorse (4 miliardi) che potrebbero essere facilmente restituite con i pedaggi. In ogni caso i benefici sarebbero comunque molto superiori ai costi. Una scelta logica, però aborrita dalla stessa Europa.

L’inutile TAV sarà realizzato, per ridurre i tempi del solo traffico merci di pochi ininfluenti minuti rispetto al tragitto attuale. Mentre Il Ponte ridurrebbe di ore il transito di treni ed auto, di merci e persone, unendo la Sicilia all’Italia e integrando inoltre due regioni importantissime del meridione, con dati economici negativi enormi. Ma il sud deve restare sempre nella disperazione costante.

Forse tra i nemici del Ponte, oltre ai venduti politici italiani, c’è il nord Europa che osteggia qualunque soluzione che riduca lo strapotere dei porti di Rotterdam ed Amburgo. Difatti un corridoio essenziale come il Trieste-Danzica (proposto da imprese italo-polacche già negli anni ’90) non è stato mai inserito dall’UE nei suoi spesso demenziali programmi.


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