di Davide Maggiore*
Il Natale 2012, in Nigeria, è stato segnato dall’ennesimo attacco contro due chiese nel Nord. Le unanimi condanne internazionali e l’attenzione dei media, però, hanno lasciato in ombra un altro episodio, solo apparentemente minore. Il giorno prima dell’attacco alla Church of Christ in Nations di Potiskum e alla First Baptist Church di Maiduguri (dodici i morti totali) un gruppo islamico noto come Ansaru aveva rivendicato il rapimento, avvenuto questo stesso mese nello stato settentrionale di Katsina, dell’ingegnere francese Francis Colump.
“Il motivo del rapimento – si legge nel comunicato di rivendicazione – è la posizione del governo francese nei confronti dell’Islam e dei musulmani”: a titolo di esempio si citano la legge che proibisce l’uso del velo nei luoghi pubblici e “il ruolo chiave della Francia nel previsto attacco allo Stato islamico nel nord del Mali”. Il riferimento – da non sottovalutare – è al Movimento per l’Unità e il Jihad in Africa Occidentale (Mujao) e a quello noto come Al Qaeda nel Maghreb Islamico, che occupano parte dei territori passati, nei mesi scorsi, sotto il controllo di varie sigle ribelli (islamiste ma anche di tuareg ‘laici’) ostili al governo centrale di Bamako.
Ansaru, abbreviazione di ‘Jama’atu Ansarul Musilimina fi Biladin Sudan’, (traducibile con ‘Sostenitori dell’Islam in Terra d’Africa’) è stato inserito dal governo britannico nella lista delle organizzazioni terroristiche, perché considerato responsabile del rapimento di Chris McManus e dell’italiano Franco Lamolinara, rimasti poi uccisi durante un blitz delle forze speciali inglesi. L’operazione era avvenuta a marzo 2012, ma il comunicato ‘ufficiale’ che annunciava la nascita di Ansaru – probabilmente a partire da cellule già legate alla sigla Boko Haram – sarebbe arrivato solo nel giugno successivo. Nel suo proclama, il leader del gruppo, Abu Usamatul Ansar, faceva sapere di dissociarsi dalla più nota setta islamista nigeriana, e di considerare l’uccisione di non-musulmani “proibita” dalla religione.
La realtà si è però rivelata piuttosto diversa, come era del resto facile intuire da una postilla di quello stesso comunicato, in cui si annunciava che Ansaru avrebbe “attaccato” chiunque a sua volta attaccasse l’Islam: oggi molti analisti considerano Ansaru ancora più radicale dell’organizzazione ‘madre’, e strettamente legata ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico, che in effetti ha utilizzato spesso la tecnica dei rapimenti, anche con fini di ‘autofinanziamento’ attraverso i riscatti. I collegamenti dei gruppi fondamentalisti nigeriani – o almeno di alcune fazioni al loro interno – con la ‘galassia’ qaedista, del resto, non sono una novità.
Boko Haram ha rivendicato – proprio in Mali – il rapimento di sette diplomatici algerini del consolato di Gao, e sta espandendo la propria zona d’influenza anche in Niger (dove la propaganda del gruppo ha già provocato le prime conseguenze con la chiusura di alcune scuole pubbliche). La setta nigeriana è inserita anche nella rete di attività illecite – prima tra tutte il traffico d’armi – che hanno permesso ai vari gruppi fondamentalisti dell’Africa Occidentale di accrescere le loro risorse, anche militari. Sarebbe dunque rischioso considerare il rapimento di Colump e la riapparizione di Ansaru sulla scena nigeriana solo una questione di sicurezza locale. Potrebbe, al contrario, trattarsi di un nuovo campanello di allarme, segnale di una situazione ben più grave ed estesa.