Il 16 agosto del 1924 il cadavere del deputato socialista Giacomo Matteotti viene ritrovato a Riano, periferia di Roma. Era stato rapito e ucciso dalla polizia fascista nel giugno del 1924, per motivi legati alla denuncia che aveva fatto circa i brogli elettorali che la dittatura fascista attuò nelle elezioni del 6 aprile 1924 nonché per le indagini sulla corruzione nel governo.
C’è un corso Giacomo Matteotti anche a Latina, la città che ancora viene descritta come fascista pur non essendolo più da molto tempo, non nel suo complesso, non nella sua anima, non nelle nuove generazioni che, invece, manifestano spesso contro le discriminazioni proprie di ciò che resta del fascismo in Italia e i suoi rigurgiti. Ricordare Matteotti attraversando quel corso, deserto, il giorno dopo una notte di tregenda (vera) che ha causato danni ovunque, ha un sapore strano e diverso. Ricordare la denuncia che Matteotti fece dei brogli del regime fascista in una surreale estate in cui proprio a Latina si parla di brogli elettorali delle ultime amministrative, mentre quei brogli non ci sono mai starti e si è trattato invece di illegittimità nella redazione dei verbali di scrutinio, fa un certo effetto. Il fatto che gli eredi più agguerriti del fascismo di ritorno evochino in questi giorni il termine “brogli a Latina è uno di quei motivi ineludibili che inducono a pensare al sacrificio di Matteotti, l’uomo che doveva essere messo a tacere, tali e tante erano le prove che aveva raccolto contro il fascismo, contro gli sgherri della polizia fascista e contro lo stesso Benito Mussolini. Fa caldissimo in queste settimane nella ex Littoria, così descritta in un recente articolo di Repubblica che offre un’immagine della città nera che attraversa solo il circolo cittadino e uno storico ristorante, tralasciando cosa sta accadendo, ormai da qualche anno, nel resto di un capoluogo d’Europa da quasi 130mila abitanti. E’ stato cambiato il nome del principale parco della città, dedicato al fratello del duce, Arnaldo Mussolini, e oggi si chiama “Falcone e Borsellino”; è stata sfrattata Casapound da un immobile al centro della città che era di proprietà dell’Enel e per il quale non veniva pagato l’affitto; sono nati movimenti che promuovono diritti civili per Gay ed Lgbt di cui prima nessuno voleva nemmeno parlare; si è avviata la rinascita del più grande e multietnico quartiere della città che fino a ieri era solo un ghetto dove spacciava il clan Di Silvio e dove Casapound organizzava marce contro gli immigrati e gli “islamici”. Per i tanti che ancora cercano la matrice dei rigurgiti di fascismo è sì utile fare un giro a Latina, tuttavia è probabilmente ancora più utile fare due passi lungo corso Giacomo Matteotti e ripensare al perché fu ucciso, per noi.