“Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costruire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. Così parlò Benito Mussolini il 16 novembre 1922, 19 giorni dopo la conclusione della marcia su Roma fatta in treno e senza incontrare alcun ostacolo istituzionale.
Forse quet’incipit infastidirà anche qualcuno che la pensa come me sul pericolo che corriamo il 25 settembre e perciò dico subito, per tranquillizzare quanti sono più ‘politicamente corretti’ di me, che non credo che il 16 novembre 2022 assisteremo ad uno spettacolo simile. Ma che, mentre ci dilettiamo a suonarcela e a cantarcela come l’orchestrina che accompagnava l’inabissamento del ‘Titanic’, i nostri avversari si sono messi nelle condizioni di rendere predominante il nero, dopo il 25 settembre, nell’Aula in cui, esattamente un secolo fa, irruppe indisturbato il Duce del Fascismo. Tutto questo se non ci convinceremo noi tutti, antifascisti, democratici, progressisti che questa volta ogni voto può essere determinante.
Per spiegarmi meglio, parto dal dato della distribuzione dei collegi decisa dal vertice del centrodestra. Un dato che dimostra la vera volontà politica del cosiddetto centrodestra: 98 collegi a Fratelli d’Italia, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia. Perché soffermarci su questo dato? Perché con Camera dei Deputati e Senato della Repubblica praticamente dimezzati, diventerà complicato, se non ci sarà una massiccia partecipazione al voto, strappare seggi alla destra. Basti pensare che 147 deputati su 400 e 74 su 200 verranno eletti in collegi uninominali. Ecco perché bisognerebbe ragionare molto di più su questa condizione piuttosto che baloccarci se i democratici e i progressisti debbano comprendere o no questo o quello, se ci sarà o no spazio per un terzo polo.
E siccome sento l’esigenza di essere ulteriormente chiaro, voglio precisare che ho piena coscienza, come spesso ci viene ricordato anche da illustri personalità del nostro campo, che non possiamo fare una nostalgica lotta antifascista. Ma con altrettanta convinzione non possiamo far finta di ignorare che questo cosiddetto centrodestra non ha remore ad essere autoritario, a volte razzista e antisemita, antieuropeista, che va a braccetto con gente come Orban e la Le Pen, che ha simpatizzato per Trump, che comunque ha un orecchio di riguardo per Putin, sia che abbia accolto l’input a far cadere Draghi, sia soltanto per simpatie autarchiche.
Io credo proprio che non possiamo permettercelo ed è per questo che ritengo indispensabile un più incisivo, chiaro, forte appello al voto, anche spiegando quali sono le circostanze da vera emergenza democratica nella quale veniamo a trovarci. Non ci sarà un ‘bivacco di manipoli’ in autunno, ma il vero rischio è che potremmo trovarci con tanto nero, forse nascosto sotto il doppiopetto.
Non è un caso che la rabbia dei vili da tastiera che si nascondono dietro l’anonimato dei social stia prendendo di mira chi parla chiaro. Uno di questi è Beppe Giulietti, baluardo della democrazia e della libertà di stampa. Anche su questo, invece di schierarci con nettezza, ci daremo atteggiamenti da educati cultori della tolleranza?