Oggi, 28 luglio alle 11, presso la sede della FNSI a Roma, corso Vittorio Emanuele II 349, a nove anni dal sequestro di i padre Paolo Dall’Oglio, sarà presentato il nuovo volume di Francesca Peliti, “Padre Paolo Dall’Oglio e la comunità di Deir Mar Musa”, edito da Effatà. Interverranno Cenap Aydin, direttore Istituto Tevere – Centro pro Dialogo; Immacolata Dall’Oglio, sorella di p. Paolo; Giuseppe Giulietti, presidente FNSI; p. Federico Lombardi s.j., presidente Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Coordinerà l’incontro Riccardo Cristiano.
La Comunità di Deir Mar Musa è stata fondata da Padre dall’Oglio che prima di sparire a Raqqa, il 29 luglio 2013, la definì una promessa di risurrezione per la Siria. Questa risurrezione per i siriani ancora non si vede, ma il monastero recentemente ha potuto riaprire all’ accoglienza, sebbene limitatamente, dunque all’incontro islamo-cristiano. Quello vero, tra persone in carne e ossa.
Per questo questo volume, il primo sulla storia della riscoperta di questo antico monastero e sulla storia di questa comunità, ha particolare valore. E’ la storia di un impegno che ha portato Paolo a diventare per anni l’ambasciatore nel mondo di un popolo senza voce e poi ad essere sequestrato, forse dall’Isis. La storia di cui finalmente ci si occupa è quella della comunità, delle sue origini e del suo significato, oggi.
Accanto a questa storia c’è la storia del lavoro culturale e spirituale di Padre dall’Oglio, che purtroppo si incastra sempre e solo con la cronaca del suo sequestro. A questo riguardo, per la cronaca, emerge un’altra voce, ovviamente non verificata e a oggi non verificabile. In un articolo sul sito arabo al-Modon un intellettuale siriano, Abd al Nasser al Aied, ha scritto che Paolo non entrò nel quartier generale dell’Isis quel 29 luglio 2013 ma fu prelevato da un’automobile mentre sostava davanti a una chiesa lì vicino, la chiesa dell’Annunciazione. Successivamente le sue fonti confermano la sua eliminazione da parte dell’Isis. Si tratta solo di voci, senza conferma da parte di testimoni, che confermano il mistero e in certo senso lo allargano, voci che girano da tempo e che non spiegano perché l’Isis avrebbe rapito un uomo si stava recando da loro, non abbia rivendicato il sequestro e non abbia annunciato l’esecuzione del prigioniero.
In attesa che chi può faccia qualcosa per approfondire, o chiarire, il 28 ci si occuperà soprattutto della comunità, opera viva e non ipotesi, promessa concreta e portata avanti da altre gambe, altre persone, convinte però che il cammino della risurrezione della Siria sia possibile: anzi, che sia davvero una promessa.