Nelle Filippine c’è una nuova presidenza ma la repressione contro la libertà di stampa prosegue come prima. L’8 luglio la giornalista e Nobel per la pace Maria Ressa e il suo collega Reynaldo Santos Jr. hanno perso l’appello contro la loro condanna per diffamazione informatica. La denuncia per diffamazione trae origine da un articolo scritto da Santos e pubblicato il 29 maggio 2012 sul portale indipendente Rappler, nel quale si sosteneva che l’ex ministro della Giustizia avesse usato un veicolo appartenente a un uomo d’affari sospettato di narcotraffico e traffico di esseri umani.
Peraltro, la denuncia era stata presentata cinque mesi prima dell’approvazione della Legge sulla diffamazione informativa, che dunque non avrebbe potuto essere applicata retroattivamente. In primo grado, il 15 giugno 2020, Ressa e Santos sono diventati i primi giornalisti condannati per diffamazione nella storia delle Filippine. Se condannati in via definitiva, rischiano da un minimo di sei mesi e un giorno a un massimo di sei anni, otto mesi e 20 giorni di carcere, oltre a un risarcimento danni equivalente a circa 8000 euro.
La sentenza è arrivata una settimana dopo che è stata ordinata la chiusura Rappler, contro il quale sono in corso indagini legate ad articolo critici nei confronti dell’ex presidente Rodrigo Duterte e alla sua “guerra alla droga”.