Dal 1999 al 2004 è stato realizzato il primo programma europeo denominato Life Ursus di reintroduzione nelle Alpi centrali dell’orso bruno. Coordinatore di questa sfida della quale ha seguito ogni passaggio, dalla redazione dello studio di fattibilità e progetto, alla pianificazione delle operazioni, dalla cattura al trasferimento dai parchi della Slovenia nei boschi del Trentino, fino al monitoraggio dei grandi carnivori dopo la liberazione, è stato Andrea Mustoni. Parliamo di uno zoologo tra i più esperti in Italia e in Europa di processi di reinserimento di grandi mammiferi e profondo conoscitore della patrimonio faunistico nazionale. Questa straordinaria avventura è stata raccontata da Mustoni nel libro “Un uomo tra gli orsi”(Ediciclo, pagg. 228,18 euro) presentato dalla giornalista Margherita Reguitti nell’ambito della rassegna “Gli incontri dell’Abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga”.
Il libro, diario in prima persona avvincente come la trama di un film, documentato scientificamente e di gradevole lettura, è una narrazione ricca di colpi di scena, aneddoti e momenti divertenti e intensi, nella quale i protagonisti sono gli uomini e le donne della squadra internazionale che ha lavorato alla buona riuscita di un caso che ha fatto scuola in Europa. Un ruolo da comprimario è certamente quello degli orsi; ritornati nei boschi delle Dolomiti del Brenta dove si erano estinti. “L’orso è una tessera speciale del mosaico della natura, un elemento importante dell’ecosistema alpino”, afferma Mustoni che nel libro dà ampio spazio anche al rapporto fra questi grandi mammiferi selvatici, che possono arrivare a pesare 350 chili ed essere “problematici” nei rapporti con l’essere umano e gli animali domestici e da reddito. In questo senso un parte importante di Life Ursus è stato lo stanziamento di fondi per la rifusione di danni, per far fronte a situazioni di emergenze e per l’impegno nella campagna di comunicazione e informazione sulle modalità di comportamento nel caso di incontro fra uomo e orso. Conoscere per sapere gestire la rinnovata convivenza con questo “fifone che si spaventa per un nonnulla”, risulta affascinante, è raro e bello, ma fa anche paura così come è in grado di diventare “ossessione” per alcuni. Soprattutto fa parte della nostra cultura come ambasciatore e illustre testimone dell’integrità della montagna. Arricchiscono le pagine delicati disegni di Massimo Vettorazzi e immagini a colori delle diverse fasi dell’avvincente progetto.