C’erano una volta la Dc, il Pci, il Psi… Ai cui leader ed esponenti grandi e piccoli non sarebbe mai venuto in mente, nel caso fossero finiti in minoranza nei rispettivi partiti, di lasciare la casa madre e di formare un proprio partito assieme a un gruppo più o meno nutrito di sodali. Piuttosto si mettevano al lavoro, forti delle proprie idee e dei propri ideali, per ribaltare gli equilibri al prossimo voto o congresso e diventare loro stessi nuova maggioranza, nuova classe dirigente, nel rispetto della logica democratica e dell’alternanza.
Da anni assistiamo nella politica italiana a nuove, deprecabili consuetudini. L’attualità, anche recente, è infatti ricca di esempi di nuovi partiti e movimenti, spesso poco più che personali, espressione di (ex) leader ed esponenti grandi e piccoli messi in minoranza che scelgono la via solo apparentemente più comoda: uscire e mettersi in proprio. Con risultati – per fortuna nostra e di tutti – assai deludenti una volta che queste nuove sigle si propongono al giudizio del voto.
Perché vi annoiamo con queste riflessioni? È presto detto. La categoria dei giornalisti spesso mutua le abitudini peggiori della politica. E non si rende conto che, in una situazione di grave crisi e gravissime difficoltà, poter contare su un sindacato unico e unitario, la Fnsi, articolato nelle varie associazioni regionali di stampa, è una piccola grande ricchezza che le altre categorie non hanno. Di più: ci invidiano. Perché un conto è presentarsi con una sola voce davanti alle istituzioni, alla politica, alla controparte datoriale, altro è essere spezzettati in varie e svariate sigle.
Ma ancora non abbiamo risposto alla legittima domanda: perché vi annoiamo con queste riflessioni? Con questo caldo, poi… Perché, presi da crisi e problemi sempre più gravi e importanti (il lavoro, il precariato, le querele bavaglio, una legge di riforma del settore che ancora non arriva, la perdita dell’autonomia previdenziale: e purtroppo potremmo continuare a lungo…), molte colleghe e molti colleghi non si sono accorti che è in atto il tentativo di indebolire la Fnsi, di rompere l’unità sindacale della categoria, di creare in definitiva un “altro” sindacato dei giornalisti.
Era già accaduto in passato, ma senza successo. Ora alcune colleghe e alcuni colleghi ci riprovano, senza rendersi conto che, se il tentativo dovesse andare in porto, sarebbe una sconfitta per tutta la categoria. I gruppi dirigenti che si sono succeduti nel corso degli anni alla guida del sindacato unitario e degli altri enti di categoria possono aver fatto, e sicuramente hanno fatto, degli errori. Ma hanno sempre tenuto la barra dritta, il sindacato unico e unitario è stato ed è l’unico baluardo in difesa di colleghe e colleghi, dentro e ormai soprattutto fuori dalle redazioni. Storia e buon senso suggeriscono a chi dissente dalle attuali maggioranze di portare avanti le proprie idee, posizioni e battaglie sempre e comunque dall’interno della Fnsi. Ricordando che il rischio è quello di buttar via il bambino con l’acqua sporca.
*Carlo Muscatello, presidente Assostampa Fvg
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