Grazie davvero a Spot light, la trasmissione di RaiNews 24, coordinata da Valerio Cataldi che ha voluto trasmettere un’inchiesta curata da Andrea Sceresini e Giuseppe Borrello, dedicata all’assassinio di Andrea Rocchelli e Andrei Mironov, consumato nel Donbass.
I tribunali italiani hanno assolto il miliziano Vitaly Markiv, cittadino italiano, perché, per ragioni tecniche e procedurali, non hanno potuto riascoltare quei testimoni che avrebbero potuto essere determinanti nell’individuare con certezza gli autori della raffica fatale.
Nelle sentenze, tuttavia, viene confermata la ricostruzione operata dai giudici di Pavia e la responsabilità è attribuita, senza dubbio alcuno, al gruppo di fuoco ucraino. Sino ad oggi, sono passati otto anni, le istituzioni ucraine non hanno mai davvero collaborato, anzi chi ha solo provato a rivendicare verità e giustizia per Mironov e Rocchelli, si è trovato inserito nella lista nera dei giornalisti sgraditi.
La famiglia di Andrea Rocchelli non ha mai chiesto vendetta, ma solo giustizia, trovando un muro di silenzio, anzi un muro di gomma per parafrasare Andrea Purgatori e la sua coraggiosa battaglia per dare un nome agli autori della strage di Ustica.
Figuriamoci ora che è in atto il conflitto con la Russia dell’imbavagliatore Putin.
Eppure proprio la stretta alleanza con l’Ucraina dovrebbe spingere i nostri governanti a chiedere, con fermezza, al governo ucraino di rispondere alle domande dei tribunali, di fornire le documentazioni, di consentire di ascoltare i testimoni.
Per queste ragioni ci permettiamo di chiedere alle autorità istituzionali di acquisire la sentenza della Corte di Cassazione, di leggerla sino all’ultima riga, di visionare l’inchiesta trasmessa da RaiNews 24, di esaminare le clamorose novità emerse, e magari di convocare la famiglia Rocchelli e la loro legale, Alessandra Ballerini, quanto meno per ascoltare nel loro ragioni e per impedire che eventuali ragioni di opportunità possano cancellare le ragioni della giustizia e indossare quelle dell’opportunismo.