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Recupero crediti. La lentocrazia giudiziaria favorisce il crimine

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Anni fa ero riuscito ad avere ragione di un cliente “malpagatore”. Ma l’ottenimento del “Decreto Ingiuntivo” (D.I.) nascondeva un inganno. Il magistrato mi aveva dato ragione, ma, a scanso di equivoci, pretendeva che depositassi un libretto al portatore di pari importo a quello del  D.I. Pertanto, oltre alle notevoli spese sostenute, si pretendeva una più notevole somma da anticipare per avere gli stessi importi nel D.I.. Un avvocato mi portò da un direttore di banca che colse l’affare: mi avrebbe concesso un fido garantito dal libretto senza interessi, prendendo da me notevoli aliquote. La soluzione era vantaggiosa per entrambi, ma per il direttore il vantaggio era occulto.

Qualche mese dopo, l’impensabile. Mi chiama il direttore di banca, era urgente. A quattrocchi, dopo argomenti di finanza internazionale, giunse al dunque: dovevo rientrare subito, restituendo le somme del prestito, a prescindere dal libretto a garanzia. Grazie a Kafka capii subito in quale situazione mi trovavo. Risposi immediatamente: “Direttore mi dica chi è il suo usuraio e ci vado!” Il colore da D.I., apparso sul suo volto. mi fece capire che avevo colto nel segno. Poi il direttore fu arrestato, proprio per favoreggiamento alla usura. Mentre l’avvocato non fu coinvolto.

Oggi la situazione giudiziaria è peggiorata: i tempi sono lunghissimi e favoriscono il crimine. Nel penale si arriva quasi sempre alla prescrizione. Nel civile il creditore è in balia di chi ha forti disponibilità finanziarie. Nella migliore delle ipotesi si presentano “danarosi” acquirenti di crediti, che pretendono sconti del 70% per acquistare il credito tutto. Nell’anticipare le spese giudiziarie risultano meno costosi gli usurai, con aliquote che raggiungono circa il 10%, mensile. Sia gli uni che gli altri hanno le loro agenzie di recupero crediti, più o meno legali, molto efficienti.

La giustizia lenta favorisce il crimine, inconsapevolmente.


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